Riccardo Antimiani/Ansa
Un po' del nostro sudore per la pace in Ucraina: è davvero così difficile capire e accettare le parole di Draghi?
Qualcuno se l’è presa con Mario Draghi per quella frase, che, ieri a una domanda, ha risposto: "Ma lei preferisce la pace o il condizionatore acceso?". Ora, detto così, a strettissimo giro di logica, non si capisce subito. Poi se ci pensi un po’, voleva dire che il costo dell’energia potrebbe aumentare e che, quindi, ci potrebbero essere dei sacrifici anche per gli italiani. Sacrifici? Insomma… qualcuno se l’è presa. Intanto "Perché dovrei sentirmi in colpa se accendo il condizionatore? Vado contro la pace?". Poi: "Ma davvero dobbiamo pagare noi per qualcosa che, in fondo, non ci riguarda?". Inoltre: "L’errore è vostro, dei governi, dell’Europa, che ha scelto di dipendere dalla Russia".
Partiamo da qui, dall’ ultima. Facile dirlo dopo, dimenticandosi che una buona fetta dei partiti italiani Putin lo amava, eppure quei partiti venivano abbondantemente votati. Facile dirlo dopo ma, se dovessimo interrompere relazioni politiche ed economiche con Paesi non proprio democratici, forse il nostro Pil intero ne risentirebbe, non solo il condizionatore. Con l’emergenza, le cose cambiano e la guerra, una guerra vera vicino a noi non la vivevamo da più di 70 anni. Sacrifici? Forse un po’ di sudore per l’Ucraina, ci può stare o bastano le lacrime, le indignazioni via divano? Sembra chiaro che, se non vogliamo un allargamento del conflitto alla Nato, l’arma economica più efficace contro Putin è il vero embargo per petrolio e gas russo, con qualche conseguenza scomoda.
L’UE intanto pensa a una tassa del 10% da applicare all’energia in arrivo dalla Russia ed equiparare i costi del gas nigeriano o algerino, anche se le scorte industriali (queste contano davvero) dovrebbero garantirci un’autonomia fino ad Ottobre. Già: la rinuncia a un po’ di benessere sembra difficile da digerire, soprattutto a chi è abituato a confondere la condizione edenica con quella naturale, come se la storia corresse via liscia senza cambiamenti, come se le guerre fossero solo quelle degli altri. In fondo, agli italiani e agli europei era già capitato di essere costretti a cambiare radicalmente le proprie abitudini all’epoca dei fine settimana a piedi o in bicicletta per il “caro petrolio”. In quel caso, la questione era puramente economica. Ora s’intravede qualcosina in più: una goccia di sudore per sperare di fermare fiumi di sangue innocente.
Partiamo da qui, dall’ ultima. Facile dirlo dopo, dimenticandosi che una buona fetta dei partiti italiani Putin lo amava, eppure quei partiti venivano abbondantemente votati. Facile dirlo dopo ma, se dovessimo interrompere relazioni politiche ed economiche con Paesi non proprio democratici, forse il nostro Pil intero ne risentirebbe, non solo il condizionatore. Con l’emergenza, le cose cambiano e la guerra, una guerra vera vicino a noi non la vivevamo da più di 70 anni. Sacrifici? Forse un po’ di sudore per l’Ucraina, ci può stare o bastano le lacrime, le indignazioni via divano? Sembra chiaro che, se non vogliamo un allargamento del conflitto alla Nato, l’arma economica più efficace contro Putin è il vero embargo per petrolio e gas russo, con qualche conseguenza scomoda.
L’UE intanto pensa a una tassa del 10% da applicare all’energia in arrivo dalla Russia ed equiparare i costi del gas nigeriano o algerino, anche se le scorte industriali (queste contano davvero) dovrebbero garantirci un’autonomia fino ad Ottobre. Già: la rinuncia a un po’ di benessere sembra difficile da digerire, soprattutto a chi è abituato a confondere la condizione edenica con quella naturale, come se la storia corresse via liscia senza cambiamenti, come se le guerre fossero solo quelle degli altri. In fondo, agli italiani e agli europei era già capitato di essere costretti a cambiare radicalmente le proprie abitudini all’epoca dei fine settimana a piedi o in bicicletta per il “caro petrolio”. In quel caso, la questione era puramente economica. Ora s’intravede qualcosina in più: una goccia di sudore per sperare di fermare fiumi di sangue innocente.