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Un girone fa la gara della svolta: mai più pazza, tutte le mosse decisive di Conte che hanno ribaltato l'Inter
Era l'1 giugno 2019, a Madrid andava in scena la finale di Champions League tra Liverpool e Tottenham. Cosa c'entra l'Inter? Poco, in effetti. Eppure in quella data, nella capitale spagnola, partì il ciclo che sta cambiando la storia recente nerazzurra. Ospite per la finalissima, Antonio Conte, fresco di firma, decretò: "Non sarà più pazza Inter!". Ebbene, con 651 giorni di distanza possiamo dire che ha avuto ragione. Lo ha fatto con un cammino meticoloso e tortuoso, con un lavoro certosino e martellante che ha portato Lukaku e compagni in vetta alla Serie A alla vigilia di un impegno delicato contro un Torino in crisi. Già, il Toro. Riavvolgendo il nastro a un girone fa, è cambiato (quasi) tutto.
L'INIZIO DELLA CORSA - Era il 22 novembre e l'Inter ospitava a San Siro i granata dopo il deludente pari con il Parma e l'1-1 di Bergamo con l'Atalanta. Non vi erano più chances da fallire, eppure Belotti e compagni si portarono sul doppio vantaggio sfruttando un primo tempo choc dei nerazzurri, capaci di rimontare nella ripresa soprattutto grazie a Lukaku. Confrontando la squadra di allora con quella che attualmente guida la classifica, lanciata verso lo scudetto, emergono notevoli differenze che sottolineano l'impronta di Antonio Conte. Partendo proprio dall'approccio alle gare e arrivando ai gol subiti. Ben tredici nelle prime 8 partite (1,62 a gara), solo 12 nelle successive 18 (0,66), con la stabilità data dall'insuperabile trio Skriniar-de Vrij-Bastoni, una certezza.
NUOVO MODULO E FILOTTO - Vi è poi l'importanza di azzannare le partite, saper soffrire e conquistare i tre punti. L'1-0 sporco - ma preziosissimo - conquistato lunedì contro l'Atalanta è il manifesto di un calcio che, in certi casi, pone il risultato sopra a tutto, anche a costo di chiudersi assiduamente in difesa. Tutto partì però da quel 22 novembre, con il 4-2 ai granata: da lì una striscia di otto vittorie consecutive che permisero a Conte di restare sulla scia dello scatenato Milan e tracciare un solco importante con le inseguitrici. E poi vi è la questione modulo: fino alla partita contro l'Atalanta Conte aveva puntato sul trequartista, dal match contro il Toro optò per il classico 3-5-2, riportando Barella e Vidal nella posizione di mezzala. Il resto sono storia e cronache già note, con l'esplosione di Eriksen, la crescita di Perisic e una solidità sempre più forte. Mai più pazza, sempre più (con)vincente. Un girone dopo, è tutta un'altra Inter.
L'INIZIO DELLA CORSA - Era il 22 novembre e l'Inter ospitava a San Siro i granata dopo il deludente pari con il Parma e l'1-1 di Bergamo con l'Atalanta. Non vi erano più chances da fallire, eppure Belotti e compagni si portarono sul doppio vantaggio sfruttando un primo tempo choc dei nerazzurri, capaci di rimontare nella ripresa soprattutto grazie a Lukaku. Confrontando la squadra di allora con quella che attualmente guida la classifica, lanciata verso lo scudetto, emergono notevoli differenze che sottolineano l'impronta di Antonio Conte. Partendo proprio dall'approccio alle gare e arrivando ai gol subiti. Ben tredici nelle prime 8 partite (1,62 a gara), solo 12 nelle successive 18 (0,66), con la stabilità data dall'insuperabile trio Skriniar-de Vrij-Bastoni, una certezza.
NUOVO MODULO E FILOTTO - Vi è poi l'importanza di azzannare le partite, saper soffrire e conquistare i tre punti. L'1-0 sporco - ma preziosissimo - conquistato lunedì contro l'Atalanta è il manifesto di un calcio che, in certi casi, pone il risultato sopra a tutto, anche a costo di chiudersi assiduamente in difesa. Tutto partì però da quel 22 novembre, con il 4-2 ai granata: da lì una striscia di otto vittorie consecutive che permisero a Conte di restare sulla scia dello scatenato Milan e tracciare un solco importante con le inseguitrici. E poi vi è la questione modulo: fino alla partita contro l'Atalanta Conte aveva puntato sul trequartista, dal match contro il Toro optò per il classico 3-5-2, riportando Barella e Vidal nella posizione di mezzala. Il resto sono storia e cronache già note, con l'esplosione di Eriksen, la crescita di Perisic e una solidità sempre più forte. Mai più pazza, sempre più (con)vincente. Un girone dopo, è tutta un'altra Inter.