Un cappuccino con Sconcerti: perché non c'è mai stato un ct come Mancini
Mario Sconcerti
Nell’Italia c’è Mancini, ma ci sono anche Vialli, Evani, Lombardo, Salsano. Hanno giocato tutti nella stessa squadra, la Sampdoria. Stanno insieme da più di trent’anni, hanno ormai lo stesso senso della vita, di cosa li faccia divertire e li commuova. Non so quanto questa diversa storia del gruppo aiuterà a vincere, ma è un modo di gestire l’Italia che non c’è mai stato. Fino agli anni novanta i c.t. crescevano dentro la federazione, non erano presi dal campionato. Valcareggi aveva Bearzot come vice e Vicini come terzo. Quando gli subentrò Bearzot, Vicini divenne il suo vice, e via così. Li ho conosciuti bene, era gente brava ma in concorrenza, non so quanto riuscissero ad essere anche amici. Cambiò tutto con Sacchi, quando si cominciò a scegliere nel campionato. 220a7e79-7557-4e58-af6f-dd5efbcf9ce6 Grandi tecnici, Trapattoni, Lippi, che portavano con sé i loro assistenti, ma non propriamente amici o compagni di squadra. Mancini ha fatto una scelta tecnica che è stata molto personale, quindi pericolosa. Ma l’ha fatta rispondendo alla stessa convinzione di trent’anni fa, che in fondo a quel gruppo ci fosse un grande destino o niente. E lui aveva fin da allora scelto il tutto.