Un cappuccino con Sconcerti: lo Stato sceglie quale vaccino iniettarmi, non è sanità e nemmeno dignità
Mario Sconcerti
Dentro il frastuono del covid mi sono perso qualcosa: io mi voglio vaccinare, ma non capisco perché debba dirmi lo stato quale vaccino devo farmi somministrare? Perché non posso comprarlo in farmacia? Ci sono quindici milioni di italiani che comprano sigarette tutti i giorni e nessuno se ne accorge nemmeno. Perché una tenda nel deserto di una stazione sarebbe più sicura di un tabaccaio? Cerco di essere razionale e disciplinato, ma vorrei capire. Sono stanco di subire. Perché deve dirmi lo Stato cosa mettermi in corpo? Capisco il dovere di gestire una vaccinazione globale, non può esserci anarchia. Ma libertà di scelta sì. Non voglio per esempio Astra Zeneca, preferisco Pfizer o Johnson e Johnson. Devo pagare venti o trenta euro? Perché no, è una medicina, la pago e mi tengo il diritto di iniettarmi quello che decido io. Devo aspettare? Va bene, datemi una data, in autunno, a Natale, aspetterò se posso. Altrimenti sarà mia responsabilità non avere più il tempo. Ma accettare con gioia di venire scelto da due persone che non conosco per farmi iniettare una cosa sconosciuta che non ho chiesto, mi fa rabbrividire. Non riesco a chiamarla sanità e nemmeno dignità.