Un cappuccino con Sconcerti: bestemmia, ecco perché è ingiusto punire Buffon
Mario Sconcerti
Non difendo Gigi Buffon, trovo sia profondamente ingiusto aprire un provvedimento disciplinare per una frase detta durante una partita giocata trentotto giorni prima. Il testo della comunicazione dice che la frase è stata presumibilmente pronunciata da Buffon e che il fatto cosi detto blasfemo non è stato ascoltato sul campo, ma evidenziato dalla stampa. Diamo dato per dato sia stato Gigi a dirla, riconosco il suo taglio nella frase incriminata, ma i peccati di una partita devono finire con la partita. Il calcio non è un divenire, non è la vita dove un reato resta reato sempre. Il calcio è una somma di fatti compiuti, altrimenti non c’è più gioco, non c’è più risultato.
Chiudere una partita è l’unico modo per iniziarne un’altra. Se la stampa, un social, dimostrasse un mese dopo che in una partita è stato dato un rigore che non c’era, un gol o un fuorigioco inesistenti, che facciamo, rigiochiamo la partita? Pensate si potrebbe andare avanti più di tre-quattro giornate? Una giustizia vera non può essere universale. Deve tenere per forza conto dei propri ambiti. Tanto più in un gioco che si basa sui calci, cioè un gioco che già nasce illegale.