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    Un anno senza Calciomercato.com: si riparte, con lo stesso desiderio di scoprire il mondo oltre al pallone

    Un anno senza Calciomercato.com: si riparte, con lo stesso desiderio di scoprire il mondo oltre al pallone

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Ci siamo giocati anche Maurizio Costanzo e ora di lui arrivano racconti e aneddoti da ogni dove. Uno tra i più originali ed emblematici per comprendere l’anima di questo gigante della cultura lo ha rivelato un altro grande giornalista come Vincenzo Mollica. Ha narrato, con gli occhi sempre più spenti dalla cecità quasi totale: “Mi ha chiamato giorni fa chiedendomi come andasse la vista. Gli ho detto la verità e cioè che vivo praticamente al buio. E lui ha chiuso così. Vincè, non dolertene troppo perché ti assicuro che non stai perdendo niente di particolarmente interessante”. Non era cinismo, ma realismo quello di un uomo che sapeva vedere cosa c’era dietro l’angolo e che soprattutto aveva il coraggio di dirlo pubblicamente. Il suo modo di fare giornalismo rimarrà un esempio per tutte le generazioni.

    Ripensare al maestro, nel giorno del suo congedo, mi ha fatto sentire un poco vigliacco. Perché per un anno intero, dodici mesi lunghissimi ve lo assicuro, ho scelto liberamente di rimanere scollegato da quel mondo che poi è il mio mondo dove ho vissuto per più di mezzo secolo e nel quale ho capito di non poter fare a meno. Nonostante tutto e malgrado certi incidenti di percorso. Parlo nello specifico proprio del nostro e del vostro giornale, Calciomercato.com, che sin dai giorni della sua fondazione grazie alla cocciutaggine della coppia Pallavicino-Baldini mi volle come ”firma” in quel gruppo di giornalisti che ha saputo far crescere in maniera adeguata ed autorevole il sito rendendolo un prezioso punto di riferimento per i lettori. Anche io mi trovavo come la classica fava nel baccello, quasi come ai tempi d’oro di Tuttosport.

    Poi, improvvisamente, il vento è cambiato così come il comandante della nave sulla quale si veleggiava puntando rotte sempre nuove. Un anno fa quando la Russia di Putin invadeva l’Ucraina per quella che avrebbe dovuto essere un’operazione speciale ma che, di fatto, si è trasformata in una guerra senza fine di portata mondiale. Già quattrocentomila morti e milioni di sfollati. Un evento che dal punto di osservazione dove mi trovavo era sempre stato trattato e osservato con il giusto rilievo e rispetto per il lettore anche il forza di quella frase attribuita a Mourinho secondo il cui pensiero “chi nella vita sa e parla solo di calcio in realtà non conosce nulla”. Quel silenzio assordante era il segnale di pericolo che indicava la presenza di un iceberg nel quale ci saremmo incagliati. Il fatto di poter e volere lavorare per piacere e non per denaro mi suggerì di scendere, prendere una pausa, in attesa di tempi nuovi. 

    Un anno. Trovo un amico, Giancarlo Padovan, a fare la regia, un nuovo capitano esperto e attento al timone. Il vento, mi pare, abbia ripreso a soffiare nella direzione giusta, quella di “scoprire il mondo” insieme con i nostri lettori e non soltanto un piccolo pianeta come quello del pallone tra l’altro, oggi, bistrattato e ridotto ad una prostituta manco bella e divertente. Alcuni non ci sono più. Mario Sconcerti, Luca Vialli, Paolo Rossi, Pelè. Mjhailovic, Castagner. Il vuoto è enorme. Come il desiderio, covato come un sogno nel corso di questo anno infinito, di poter giocare nuovamente con un pallone fatto di stracci e non gonfio di petrodollari. Intanto il mondo è sempre lì. Spaventosamente identico a quello che ha modellato umanità la quale sembra proprio non voglia essere felice. Dalle bare allineate all’Heysel a quelle appoggiate sulla spiaggia di Crotone. C’eravamo anche noi. Vogliamo continuare ad esserci insieme con tutti voi che ci seguite. Vedremo. Intanto si riparte.

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