Renzo Ulivieri: 'Ecco perché allenerò una squadra femminile'
L.C.
Da Baggio alle giovani calciatrici della Scalese di San Miniato il passo è lungo. Lunghissimo. Eppure Renzo Ulivieri, 73 anni, che nella sua carriera ha allenato 23 squadre di calcio, dalla Fiorentina giovani al Bologna, dalla Sampdoria al Napoli (l’ultima è stata la Reggina, campionato 2007-2008), si dice «entusiasta» del suo nuovo approdo: allenatore della Scalese, la squadra di calcio femminile di San Miniato, retrocessa in B. È come se, dopo una carriera lunga 49 anni (ha iniziato nel 1965, panchina del San Miniato, il suo paese), ai vertici attualmente dell’associazione allenatori (di cui è presidente), Ulivieri fosse approdato in un altro pianeta. Poteva forse aspirare ancora alla panchina di una squadra di B o di A, addirittura il suo nome è girato nel frullatore dei possibili ct della Nazionale, ma “Renzaccio”, come lo chiamano nella sua San Miniato, ha voluto ancora stupire. Spogliati e gioca. E mentre alcuni suoi colleghi, alla sua età, magari vanno ad allenare nazionali improbabili pur di tirare fuori lauti stipendi da pensionati d’oro, Ulivieri non si muove da San Miniato e decide di allenare gratis le donne calciatrici del suo paese. La Scalese è appena retrocessa dalla A, è sicuramente una buona squadra, ma la scelta ha un sapore alternativo, vagamente eversivo in un mondo del calcio tradizionale e conservatore. Una scelta che, guarda caso, viene dopo l’attacco che Ulivieri (fervente sostenitore di Demetrio Albertini alla guida del governo del pallone) ha sferrato contro il neo presidente della Figc Carlo Tavecchio, accusandolo di aver fatto predisporre, quando guidava la lega dilettanti (alla quale appartiene il calcio femminile), un progetto sul calcio delle donne che portava come titolo Spogliati e gioca. «Un titolo becero, antifemminista, espressione di un mondo che coltiva il machismo. E anche segno, quel titolo, dello scarso interesse della federazione per il calcio femminile. Speriamo ora di cambiare musica. Io ci metto il mio impegno. La mia faccia», spiega Ulivieri. Il cerchio si chiude. Ha iniziato ad allenare nel San Miniato e qui forse finisce la sua carriera di mister, ma alla guida di una squadra di donne. Oddio il campo è uguale a quello dei maschi, il pallone idem, e pure le regole, ma il calcio al femminile, in Italia, si lamenta Ulivieri, è quasi all’anno zero. «L’Italia è l’unica nazione dove il calcio femminile non riesce a decollare. Dicono in federazione: questione culturale. No, replico io, le ragioni sono altre, è che non ci investiamo, non ci impegniamo», polemizza il mister pallone, falce e martello (nota la sua militanza nella sinistra). Ora si cambia, proclama Ulivieri. E la rivoluzione rosa nel calcio parte da San Miniato. «Sì, il gesto, la decisione di dare una mano alla Scalese è mia. Però l’idea di promuovere il calcio femminile è nata dall'impegno dell'associazione allenatori. Recentemente sono andato in Palestina e ho visto giocare persino le ragazze sulla Striscia di Gaza. E la finale mondiale ha mostrato un livello di gioco buono. Solo l’Italia è a zero. Così ho pensato che fosse giusto che io per primo scendessi in campo per dare il mio contributo di esperienza e di passione», spiega Uliveri. L’attenzione delle donne. San Miniato, fine agosto caldo ma gioioso per la scelta di mister Renzo. Eccolo mentre impartisce le sue lezioni (oltre che allenatore è laureato Isef). Le ragazze lo ascoltano quasi in religioso silenzio, con la voglia, lo si vede, di apprendere quanto più è possibile dal giramondo delle panchine. «È un piacere allenarle, c'è una grande voglia di imparare, sono concentrate nello studio. Mi hanno entusiasmato. Il loro valore aggiunto rispetto ai maschi può essere proprio la capacità di attenzione e concentrazione, e una grande voglia di far bene e di imparare», sottolinea Ulivieri. Insomma qui, per capirci, non ci sono teste calde e stravaganti alla Balotelli o alla Cassano, ma donne che nella vita sono madri, impiegate, studentesse, donne normali con la passione del pallone. Eh già, mister Uliveri, ma se le donne battono gli uomini in attenzione, in voglia di imparare: dove possono arrivare? Avremo domani una Messi in gonnella? Il tiki-taka per le donne. Il mister sale in cattedra e con quella sua voce pacata, da professore, spiega il futuro prossimo delle donne nel calcio. «Fino a 14 anni ragazzi e ragazze possono giocare insieme. Poi i ragazzi si avvantaggiano per la forza. La forza fisica da quell’età comincia a fare la differenza. Sul piano tattico invece non vedo grandi differenze. Sul piano tecnico neppure. Le donne hanno piedi buoni che possono essere allenati, migliorati. Il calcio che fa per loro è quello spagnolo del tiki-taka, dove la tecnica prevale sulla forza fisica». Ma in concreto, mister Ulivieri? «Le ragazze di serie A possono equipararsi agli allievi maschi. Per capirci, una buona squadra femminile di serie A può sfidare tranquillamente i giovani allievi della Fiorentina. Mentre le migliori giocatrici del mondo possono essere competitive con i giocatori maschi della nostra serie C, grosso modo». Squadre miste. Ma torniamo alla Scalese. Gli allenamenti si tengono tre volte alla settimana, le calciatrici percepiscono solo un rimborso spese, Ulivieri neppure quello («abito a tre chilometri dal campo...», sorride), e il progetto del nuovo mister è quello di creare anche due squadre molto giovani da otto a quattordici anni. Squadre miste, femmine e maschi, proprio perché fino a 14 anni, ribadisce, non c’è differenza per quanto riguarda la forza. Beato tra le donne. Tra le ragazze ci sono anche Ava e Giara, 11 e 9 anni, nipoti di mister Renzo e figlie di Barbara, 46 anni, la figlia del suo matrimonio con Marisa. L’altra figlia, sempre di primo letto, si chiama Elisabetta, 44 anni, mentre attualmente il mister convive con Manuela, dalla quale ha avuto Valentina, 16 anni. Come dire che Ulivieri anche in famiglia è attorniato da donne. Ed è noto che al gentil sesso il mister di San Miniato piaccia, e non poco. Lui stesso, proprio al quotidiano Il Tirreno, qualche anno fa, confessò una sua scappatella finita maluccio: «Quando allenavo il Bologna il lunedì spesso mi incontravo con Sacchi, Novellino e Ancelotti per parlare di calcio. Ricordo che una volta, dovendo uscire con una ragazza con la quale avevo avuto dei rapporti, dissi a Manuela che avevo la solita riunione del lunedì. Mi andò male perché il giorno dopo sui giornali uscì la notizia che Sacchi era a Milano». Il calcio salvato dalle donne? L’allenamento della Scalese è finito, la nostra intervista anche, solo un’ultima domanda mister: ma davvero lei crede che il mondo del calcio sarà salvato dalle donne? «Chissà. Sicuramente una maggiore presenza delle donne bene farà e per questo io ci investo volentieri e con entusiasmo il mio tempo. Io penso che le donne nel calcio possano non solo aumentare lo spettacolo ma rendere questo mondo più sano ed equilibrato. Le donne possono aiutare anche il tifo ad essere meno esagitato, e spesso violento. Davvero si può pensare ad uno sport per le famiglie dove giocano maschi e femmine e dove insieme fanno anche il tifo, gli spettatori»