AFP/Getty Images
Ulivieri per CM: 'Sousa l'italiano, l'importanza di saper scegliere i cambi'
ESPERIENZA GRANATA - Cosa che non aveva fatto, per esempio, contro il Torino. Quando la Fiorentina aveva chiuso il primo tempo in vantaggio per 1-0 e aveva dominato la gara. Ventura, che nel primo tempo aveva scelto un atteggiamento d’attesa e aspettava la Fiorentina nelle vicinanze della propria area di rigore, pur non cambiando modulo, ha cambiato atteggiamento, con una delle mezzali, a turno, che si alzava sul difensore viola che rimaneva libero. La Fiorentina ha ridotto il suo palleggio abituale e il Torino ha preso campo: la partita è mutata, anzi, si è capovolta. Sousa non toccò nulla. La Fiorentina subì il ritorno del Torino che vinse 3-1.
CONTA O NON CONTA L'ALLENATORE? - Ci sono due correnti di pensiero: c’è chi sostiene che non si deve cambiare mai per non togliere sicurezze alla squadra e c’è invece chi pensa che ci debba essere una continua e attenta lettura della gara, che muta nei novanta minuti e della quale bisogna tenere conto. Per modificare, al caso, atteggiamento o sistema di gioco. Modificare in corsa non è facile e non può essere improvvisato perché il rischio è che siano più gli svantaggi dei vantaggi. Oggi sono moltissimi gli allenatori che sanno apportare correttivi giusti durante la gara: allenatori che dalla panchina possono influire al punto di far guadagnare anche fino ad una decina di punti. Allora conta o no l’allenatore?
I CAMBI TATTICI DI SOUSA - A Palermo Paulo Sousa, nel momento di difficoltà, ha fatto entrare Błaszczykowski in fascia destra, ha spostato Bernarderschi in trequarti ed è uscito Ilicic. Solo per poco, perché poi è uscito anche Bernardeschi, è entrato Tomovic in fascia destra e Błaszczykowski è andato a fare il trequartista di sinistra per ripiegare poi in fascia quando la palla passava al Palermo. Borja Valero si è spostato sulla trequarti di destra per rimanere centrale sotto alla prima punta.
MATERIA GRIGIA - Sembra poco, ma anche se il modulo non è cambiato, il mutamento è stato sostanziale. Perché alla fine, nella fascia destra (dove la Fiorentina soffriva), invece di un’ala che tornava (Bernardeschi) è finito un difensore che spingeva (Tomovic). Non poco. Solo per le persone intelligenti l’esperienza insegna. La Fiorentina, secondo me, ha un allenatore intelligente.