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Udinesemania: la partita della vergogna
L’Udinese esce da Bergamo a testa bassa, tra i fischi degli oltre 600 tifosi giunti in Lombardia al seguito della squadra e tra le polemiche di chi, nella giornata di ieri, ha giustamente preferito fare altro.
Il crollo visto ieri è pesante, soprattutto dopo le buone prestazioni viste contro Torino, Fiorentina e Bologna; peccato, perché il coraggio di Tudor aveva inizialmente pagato, con quel vantaggio firmato Okaka e quell’occasione sui piedi di Lasagna che poteva far sognare i sostenitori presenti.
L’ingenuità di Opoku è costata caro ai bianconeri, che dopo aver visto il proprio compagno uscire dal campo a causa di una doppia ammonizione, hanno dovuto assistere alla trasformazione del rigore di Muriel, non amatissimo – per usare un eufemismo – dal popolo friulano, che si è poi ripetuto, rifilando una tripletta agli ex compagni.
La spina staccata alla fine del primo tempo è sinonimo di debolezza, mentale e non, di calo fisico e di difficoltà a reagire; tutte caratteristiche che i tifosi bianconeri – la storia ne è testimone – hanno saputo allontanare, facendo uscire quella forza utile a rialzare la testa e ripartire da capo, rimboccandosi le maniche e dandosi da fare anche quando tutto sembrava ormai perso.
La seconda metà di gara è stata imbarazzante, con i padroni di casa che arrivavano davanti alla porta difesa dal povero Musso con estrema facilità: il centrocampo non esisteva più e la difesa cercava di arginare gli attacchi avversari come poteva. Il 7-1 finale dice tutto.
I bianconeri sono passati dall’avere la miglior difesa ad essere una squadra qualunque, mantenendo solamente i problemi a centrare la porta nemica e fare gol; l’attacco friulano rimane il meno prolifico della Serie A, con 5 reti all’attivo.
Dato da rimediare, subito; mercoledì a Udine arriva la Roma, forte di una vittoria preziosa sul Milan. Tudor avrà l’occasione per salvare la panchina o, nel caso contrario, di salutare direttamente supporters e società; la situazione è delicata, così come la posizione in classifica.
Non si può sbagliare, per evitare di ripetere le stagioni passate e per mantenere alla guida il tecnico croato.