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    Udinesemania: idoli di un'epoca a cui non servono gli eroi

    Udinesemania: idoli di un'epoca a cui non servono gli eroi

    • Kevin Locatelli
    Concedetemi un po' di licenza poetica, perlomeno nel titolo, ma si fa veramente fatica a descrivere bene come questa squadra in pochissimo tempo abbia capovolto qualsiasi opinione e fatto tornare a tutti il piacere di andare allo stadio per divertirsi. Un percorso che andrebbe visto anche aldilà del solo aspetto calcistico, ma andrebbe letto anche in chiave di vita quotidiana. Un giovane allenatore arriva, senza aver mai vinto una partita in serie A, passa forse un solo giorno di scetticismo ambientale, ma poi costruisce sul concetto di “fiducia in se stessi” qualcosa che a Udine non si era mai visto.

    Ci si diverte, la squadra gioca bene, lotta, soffre quando c'è da soffrire e si diverte quando si apre lo spiraglio che ti fa vedere il pallone con gli occhi di un bambino. A quel punto qualsiasi pensiero riguardo alla classifica e al risultato svanisce, vincere o perdere non è più un problema, perché questa squadra da spettacolo e ti porta lontano dai pensieri che la vita di tutti i giorni ti da, che è probabilmente il motivo per cui è nato questo gioco. Grazie Massimo Oddo, sono sicuro che neanche i più ottimisti potevano aspettarsi un risultato del genere, ma in fin dei conti solitamente le cose belle nascono così.

    Poi il dettaglio dei giocatori in campo, c'è forse qualcuno che ancora non si esalta come Maxi Lopez o Jankto, ma non credo ci vorrà ancora molto. Ieri si è risvegliato Widmer, che era stato protagonista negativo nella sconfitta del San Paolo, si è ripreso la scena con gol, assist e una spinta continua sulla fascia. Lasagna ha confermato di essere l'attaccante di riferimento e di poter essere l'erede tanto atteso di Di Natale. Ma come dicevo questi sono idoli di un'epoca senza eroi, perché questa squadra non ha bisogno di singoli che salvino la baracca, non serve un campione insostituibile, tutti possono entrare divertirsi e divertire chi li guarda.

    Poi sono giovani e per ultimo non si può non parlare di Barak; il centrocampista ceco è qualcosa che fa brillare gli occhi a ogni giocata. Talvolta altruista, ogni tanto arrogante, tira da lontano, cerca lo scambio col compagno, si infila negli spazi e poi segna, segna tanto, per noi è abbastanza, ci teniamo “umili” e ci piaci così. Ora l'importante è non perdere di vista la felicità, non credere che sia un momento passeggero, si continua a vivere il presenta mentre il passato burrascoso lentamente scompare e gli scenari che si apriranno andranno goduti senza porsi obiettivi, ma con la continua ricerca del divertimento.

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