Udinese:|Dulcis in fundo
Chissà, forse tra qualche anno, se va avanti così, non la chiameranno più "Zona Cesarini" ma "Zona Di Natale". O "Zona Totò", che suona meglio. Doveva essere la partita della svolta, per l'Udinese, ed invece lo è stata solo a metà. E come dopo tutti i pareggi, ci sarà chi lo vedrà come un bicchiere mezzo pieno, chi come un bicchiere mezzo vuoto.
Che poi, in fondo, è questo il bello del calcio.
Un'Udinese a luci ed ombre, che fa piangere e sorridere.Come il suo portiere, colpevole (con l'attenuante del rimbalzo su campo sdrucciolevole che regala ai pochi presenti un effetto beach soccer da ultimo grido) sul gol dello 0 a 1, eroico nel finale, quando si oppone ai ripetuti (e poco convincenti) tentativi di raddoppio rosanero.C'è poco da dire, questo portiere non sarà (ancora) ai livelli di Handanovic, ma obbiettivamente non riesce a non risultare simpatico. Perché come tutti noi cade e si rialza, sbaglia ogni tanto qualche rinvio (e glielo perdoniamo) e poi ti compie il miracolo. Non una. Non due. Ma tre volte. Una squadra, quella bianconera, che come l'uomo invisibile dei Queen sparisce e poi riappare, fa vedere cose brutte (come i troppi passaggi sbagliati in fase di impostazione) e cose più belle (vedi sotto la voce Dusan Basta, come sempre immenso, ed Allan, finora la vera sorpresa-e forse la meno attesa- regalata dal mercato estivo).
Dall'altra parte del ring un Palermo in crescita, vulnerabilino in difesa, specie nella prima metà di gara, abile ad affondare ma non a dare la stoccata decisiva, che dimostra di essere squadra che si salverà, ma nulla più. Ne esce una partita strana, a tratti anche indecifrabile.
Con la difesa bianconera che cade dal suo piedistallo di invulnerabilità (colpevole Domizzi che perde posizione sul gol del vantaggio rosanero, più qualche microfrattura sparsa in corso di match specialmente dopo l'espulsione di Hertaux), mentre spicca sempre la solita vecchia personalità. Quella della squadra che non molla mai, che anche quando merita di perdere riesce a pareggiare. Perché è indiscutibile, le mille occasioni del Palermo nel finale sono nate dall'inerzia del match. Da una formula matematica che dice "svantaggio + inferiorità numerica = praterie per gli avversari come non si vedono neanche ne Il Re Leone". Ma è altrettanto vero che nel calcio ognuno è fautore della fortuna sua.E l'Udinese la situazione se l'è complicata con le proprie mani. Mani nelle quali resta un punto, frutto di vecchi difetti e dell'ennesima prova di carattere.La consapevolezza che si può migliorare, dal punto di vista fisico. E che con questa testa, si può andare lontano.