Udinese: crisi di risultati e perdita d'identità del club friulano
L'impianto friulano è un piccolo gioiello, ma i risultati ottenuti dalla squadra bianconera in questi due anni e mezzo di stadio nuovo non sono a 24 carati. La partnership con il costruttore rumeno, che porta come conseguenza il cambio della denominazione dello stadio, crea inizialmente una rottura con l'opinione pubblica - viene fatta persino una petizione per lasciare il nome originale "Stadio Friuli" - e sul campo più passa il tempo e più la squadra vede smarrire la propria identità.
L'esordio alla Dacia Arena non è quello sognato. L'avversaria è da tutto esaurito: la Juventus. Il secco quattro a zero subìto dai padroni di casa è emblematico. La prima vittoria arriva alla quarta partita (in mezzo pure uno 0-1 col Bologna) e la prima stagione di Dacia Arena si chiude con una doppia sconfitta: 5-1 col Torino e 2-1 col già retrocesso Carpi. La possibilità di creare un fortino inespugnabile come accaduto in altri lidi, perde subito di consistenza e le statistiche alla fine di questo primo ciclo di due campionati e mezzo non aiutano: 48 partite, 17 vittorie e 22 sconfitte, 64 gol fatti e 69 subiti.
Dare la colpa allo stadio, però, sembra eccessivo quanto retorico: la crisi di risultati dell'Udinese arriva da più lontano, dalla fine del secondo regno di Guidolin e dall'addio al calcio un paio di anni dopo di Di Natale. Con l'uscita dei due totem l'Udinese mette la parola fine ad un ciclo tra i più splendenti dell'era Pozzo e non troverà più un leader in campo né una guida tecnica decisiva.
Il 2017/18 è stato annus horribilis con la salvezza conquistata all'ultima giornata. I 63 gol subiti e le 22 sconfitte totali rappresentano il record negativo degli ultimi 23 campionati, ovvero dal ritorno in serie A e la striscia di 11 sconfitte consecutive sotto la gestione Oddo, è la più negativa della storia del club.
In mezzo problemi di programmazione è una netta difficoltà nel dare una continuità a un progetto tecnico: 8 allenatori diversi nelle ultime 4 stagioni - mentre nelle 4 precedenti un solo allenatore, Guidolin e nelle 4 ancora prima, 4 allenatori - con il solo Stramaccioni rimasto fino alla fine di un'annata conclusa in fondo alla classifica. Colantuono l'anno dopo viene sostituito in corsa da De Canio e per l'Udinese arriva il record negativo di punti: 39. Iachini la stagione successiva è sostituito dopo poche giornate da Del Neri. Lo stesso tecnico, dopo aver iniziato da titolare la panchina 2017/18, tra proclami e un folcoristico richiamo all'identità perduta "andiamo a sgarfare", abdica in favore di Oddo, a sua volta esonerato a causa di un incredibile altalena di risultati caratterizzati da cali di tensione inspiegabili, dopo un avvio a ritmo zona Europa League. Gli subentra Tudor chech ottiene la salvezza probabilmente non verrà riconfermato, in una gestione quasi zampariniana della faccenda.
Le ultime stagioni hanno evidenziato un ossatura fragile e indefinita di giocatori e bisognerà individuare un solido basamento sul quale ricostruire per ripartire. Se in campo si fatica a dare continuità a un progetto, la piazza contesta la società, lasciando alibi a un gruppo di giocatori in difficoltà a gestire la pressione. I tifosi si scagliano contro la proprietà, accusata di spendere poco e male o di pensare solo al Watford, ma invero dal punto di vista economico l'Udinese è ben gestita, fa quadrare i conti e costruisce un impianto che è ad oggi uno dei pochissimi stadi di proprietà in Italia.
I problemi affiorano piuttosto nella gestione sportiva e nelle valutazioni che portano alla mancanza di un filo conduttore, da uno scouting adeguato, non solo per i tesserati in prima squadra dove spesso giovani dai nomi esotici faticano ad integrarsi, ma anche in funzione del miglioramento del vivaio: quest'anno l'Udinese ha chiuso al terz'ultimo posto il campionato Primavera 1. La scelta dei giocatori è spesso in controtendenza con moduli e idee di gioco degli allenatori. L'aver puntato, poi, su una vera e propria multinazionale del pallone, non ha aiutato a creare amalgama e coesione. La ricerca di una guida tecnica solida e senza fronzoli, abile non solo nel comunicare, ma anche capace di cementificare e far maturare il gruppo ridando all'Udinese continuità, solidità mentale e l'identità smarrita, è stata sin qui infruttuosa. Si è fatto il nome di Prandelli; l'ex CT potrebbe rappresentare l'uomo giusto, con lui le prospettive per pubblico e tifosi friulani potrebbero farsi di nuovo interessanti, a patto però che la società non lo lasci solo, che ad un profilo così di spessore e di esperienza venga affiancato un mercato di livello, sensato, mirato a creare un'ossatura, con il giusto mix di giocatori giovani - con qualche italiano in più - e di esperienza, cercando elementi funzionali ad un progetto tecnico-tattico di lunga durata, per uscire da annate troppo mediocri per essere vere, migliorandone i risultati e ridando un senso e un'identità al club friulano.