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    Tutti i duelli di Sassuolo-Roma: Di Francesco vs Spalletti e il Messi d'Egitto contro il Salah d'Emilia

    Tutti i duelli di Sassuolo-Roma: Di Francesco vs Spalletti e il Messi d'Egitto contro il Salah d'Emilia

    • Luca Bedogni
    Eusebio Di Francesco e Luciano Spalletti, durante le rispettive conferenze stampa di ieri, si sono scambiati un saluto a distanza, ognuno a modo suo. Il fatto è questo: nella stagione 2005/2006 facevano entrambi parte della Roma, il primo come team manager (aveva appena dato l’addio al calcio giocato), il secondo come allenatore (Spalletti veniva dagli anni magici di Udine). 

    Interessanti, però, per quanto simili, sono le versioni che dello stesso aneddoto hanno riportato i due allenatori, in entrambi i casi sollecitati da una domanda precisa sul collega. Innanzitutto Spalletti, poiché la conferenza di Trigoria è avvenuta prima. Il tecnico di Certaldo ha riferito che Di Francesco, all’epoca, era già curioso; insomma che non faceva solo fotocopie, quelle che spettano a qualsiasi team manager, ma “studiava” da allenatore, s’interrogava, lo interrogava sulle scelte dei giocatori. A Sassuolo, nella saletta conferenze del Ricci, poco dopo sarebbe arrivata la versione del pescarese: “Mi piaceva perché spesso mi faceva delle domande tecniche e io gli rispondevo sempre che non stavo lì per fare l’allenatore.. però era bello perché era un confronto che mi faceva crescere”. E’ simpatico notare come nella ricostruzione di un banalissimo ricordo, l’orgoglio, l’ego dei due mister salti fuori, giocando un certo ruolo. Chi domandava a chi? L’impianto dell’aneddoto riportato da Spalletti prevede un Di Francesco ‘scolaro’, che va a ‘scuola’ (da lui) e fa domande guarda caso mentre fa le fotocopie, mentre d’altra parte l’ironia del tecnico neroverde tende a rovesciare il rapporto col maestro (“Mi piaceva perché spesso mi faceva delle domande”). Ci troviamo di fronte a due grandi caratteri, non c’è dubbio. Per quanto l’uno possa tributare all’altro dei meriti, o addirittura dei debiti, viene presto ribadita, con orgoglio, la propria personalità. E se Spalletti, dieci anni più vecchio, può vantare e far pesare una carriera d’allenatore più lunga e, per il momento, maggiormente ricca di traguardi, Di Francesco ha dalla sua l’esperienza da giocatore: ha militato nella massima Serie e vinto addirittura uno scudetto, proprio con la Roma. Si direbbe allora che si temono, e infatti non l’hanno nascosto, anzi. Entrambi temono la velocità dell’attacco dell’altro. C’è chi è arrivato a dire ai suoi ragazzi di sperare che Salah non sia in giornata, e chi, invece, è timoroso per il semplice fatto che il Sassuolo, qualsiasi siano gli interpreti, è il Sassuolo di Di Francesco. 

    Mani avanti a parte, la partita di stasera, lo sanno tutti e due, vede la Roma strafavorita. Le assenze di Berardi, Missiroli e Manganelli, infatti, nell’economia del Sassuolo, non pesano quanto quelle altrettanto numerose della Roma. Tant’è vero che, soprattutto l’ultima, l’infortunio di Manganelli di domenica, potrebbe costringere Di Francesco a optare per un modulo diverso dal suo amato 4-3-3, snaturando in parte il gioco neroverde. In parte ho detto, perché è dal ritiro di quest’anno che il 4-2-4 appare come soluzione alternativa più che fattibile, quasi altrettanto performante. Anche negli anni precedenti, in corso d’opera, abbiamo visto un Sassuolo a quattro attaccanti, ma diciamo che da quest’anno, ricorrere a questo modulo, è diventato più sistematico (si veda il secondo tempo di Bologna). Ma come potrebbe essere interpretato, stavolta? Può darsi anche come un 4-2-3-1 speculare alla Roma, con Defrel appena dietro a Matri (certamente titolare), Ricci o Ragusa a sinistra e Politano a destra. In caso di 4-3-3, cioè restando nella norma, Di Francesco non  potrà certo rinunciare a Defrel e Politano al fianco di Matri, la coppia che l’anno scorso, oltre ad andare a segno, fece impazzire la Roma all’Olimpico, specie nel primo tempo. Sono queste due, in particolare, le frecce che preoccupano Spalletti. E’ la loro velocità quella che ha in mente il tecnico toscano quando parla di attacco veloce. Così come Di Francesco deve tener d’occhio l’imprendibile Salah e il forse meno imprendibile, ma ugualmente in forma El Shaarawy. 

    Anche l’impiego di Matri sembra riflettere l’impostazione della Roma, che prevede un centravanti come Dzeko, un po’ più lento rispetto ai compagni di reparto, ma in grado di proteggere il pallone, gestire le palle alte e mandare in porta (7 assist, finora). Certo, ora Dzeko è anche il capocannoniere della Serie A, ha segnato 8 gol su 40 tiri in 749 minuti giocati (9 presenze), e al confronto, i numeri di Matri sono innocui (6 presenze, 181 minuti, 3 tiri, 1 gol). Anche a volergli opporre il miglior realizzatore del Sassuolo, cioè Defrel, il divario è abissale: il francese ha all’attivo 8 presenze, 674 minuti, e 4 gol (la metà di quelli di Dzeko) su 11 tiri (poco più di un quarto di quelli di Dzeko).

    Numeri quasi identici, li hanno invece Salah e Politano: sia il primo che il secondo hanno giocato tantissimo (9 presenze a testa, rispettivamente 774 minuti vs 708), e se l’egiziano ha segnato 5 gol su 22 tiri, Politano ne ha fatti 2 su 20 conclusioni. La differenza principale tra i due sta nel numero di assist confezionato (10 vs 3) e questo spiega meglio anche i dati su Defrel e Dzeko e oltretutto va a smentire il luogo comune di un Salah individualista. Politano, anche a fronte dell’assenza di Berardi, si è caricato il Sassuolo sulle spalle, tendendo ultimamente a preferire la giocata individuale, talvolta forzandola un pochino: spesso una conclusione dal limite, in corsa, sbilanciato, mentre si accentra. Al contrario, Salah ricerca più nettamente la profondità, la palla alle spalle dei difensori (ma attenzione perché anche Dzeko si è messo a farlo bene, tra centrale e centrale) per arrivare a una conclusione più semplice, potendo contare su una velocità ancor più impressionante di quella di Politano. La sfida è così annunciata: il Messi d’Egitto contro il Salah d’Emilia.

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