Turrini a CM: 'Verstappen sta facendo fare ad Hamilton la figura del taxista! Ferrari già nel 2022, ci vorrebbe...'
Caro Leo Turrini, nella gara bis in Austria la Ferrari ha chiuso quinta con Sainz e settima con Leclerc.
“Potrei cavarmela con una battuta: visto che Arrivabene è passato dalla Rossa alla Juve, magari con Mancini al muretto del Cavallino le cose andranno meglio”.
Ma dai.
“Beh, ormai il ct gode meritatamente di fama da taumaturgo! Scherzi a parte, lo sappiamo: la Ferrari scommette tutto sul 2022 e buona notte suonatori”.
Ci dobbiamo credere?
“È un atto di fede. Meglio: è un mistero della fede. John Elkann ha fiducia in Mattia Binotto, noi tifosi forse meno ma questo passa il convento di Maranello, nell’anno del Signore del 2021. Ergo, orate fratres”.
Oremus. Intanto Verstappen ha vinto ancora.
“In questo momento l’olandese sta trasformando un certo Hamilton in taxista”.
Pensi che il mondiale sia in tasca all’asso della Red Bull?
“No, la Mercedes è come l’Impero di Guerre Stellari, mi aspetto un colpa di coda già da Silverstone. Come dice il maestro Yoda, fallimento miglior maestro è. Frase perfetta anche per la Ferrari, eh”.
Forse è meglio se torniamo ad occuparci di Italia-Spagna.
“Beh, di sicuro sarà una sfida più equilibrata della Euro finale del 2012. Stavo a Kiev, fu una corrida con l’Italia nei panni del toro da matare. Ne beccammo quattro e via andare”.
Beh, quelle Furie Rosse erano, come si dice, ingiocabili.
“Hai ragione, la squadra di Del Bosque meritava di essere accostata al Brasile di Pelé. Casillas, Pique, Sergio Ramos, Xavi, Xabi Alonso, Iniesta. Pensa che gente come Torres e Fabregas stava in panchina. E c’erano già Jordi Alba e Busquets, che sono ancora tra i migliori”.
Dei nostri rispetto al 2012 resistono Chiellini e Bonucci.
“E meno male. Hanno un brutto ricordo di quella partita, anche se già nel 2016 con Conte a Parigi si presero la rivincita. Ma quella di Wembley è una sfida tra generazioni diverse”.
Pronostico?
“Meglio di no. Fin qui abbiamo giocato meglio noi, ma Luis Enrique è bravo come Mancini. Quando iniziò ad allenare, in Spagna lo chiamavano El Perro verde, il cane verde, per evidenziarne le stranezze caratteriali. Invece a me piace molto”.
Chi potrebbe decidere la sfida?
“Tra loro Pedri, è già un asso. Tra i nostri Barella”.
“Potrei cavarmela con una battuta: visto che Arrivabene è passato dalla Rossa alla Juve, magari con Mancini al muretto del Cavallino le cose andranno meglio”.
Ma dai.
“Beh, ormai il ct gode meritatamente di fama da taumaturgo! Scherzi a parte, lo sappiamo: la Ferrari scommette tutto sul 2022 e buona notte suonatori”.
Ci dobbiamo credere?
“È un atto di fede. Meglio: è un mistero della fede. John Elkann ha fiducia in Mattia Binotto, noi tifosi forse meno ma questo passa il convento di Maranello, nell’anno del Signore del 2021. Ergo, orate fratres”.
Oremus. Intanto Verstappen ha vinto ancora.
“In questo momento l’olandese sta trasformando un certo Hamilton in taxista”.
Pensi che il mondiale sia in tasca all’asso della Red Bull?
“No, la Mercedes è come l’Impero di Guerre Stellari, mi aspetto un colpa di coda già da Silverstone. Come dice il maestro Yoda, fallimento miglior maestro è. Frase perfetta anche per la Ferrari, eh”.
Forse è meglio se torniamo ad occuparci di Italia-Spagna.
“Beh, di sicuro sarà una sfida più equilibrata della Euro finale del 2012. Stavo a Kiev, fu una corrida con l’Italia nei panni del toro da matare. Ne beccammo quattro e via andare”.
Beh, quelle Furie Rosse erano, come si dice, ingiocabili.
“Hai ragione, la squadra di Del Bosque meritava di essere accostata al Brasile di Pelé. Casillas, Pique, Sergio Ramos, Xavi, Xabi Alonso, Iniesta. Pensa che gente come Torres e Fabregas stava in panchina. E c’erano già Jordi Alba e Busquets, che sono ancora tra i migliori”.
Dei nostri rispetto al 2012 resistono Chiellini e Bonucci.
“E meno male. Hanno un brutto ricordo di quella partita, anche se già nel 2016 con Conte a Parigi si presero la rivincita. Ma quella di Wembley è una sfida tra generazioni diverse”.
Pronostico?
“Meglio di no. Fin qui abbiamo giocato meglio noi, ma Luis Enrique è bravo come Mancini. Quando iniziò ad allenare, in Spagna lo chiamavano El Perro verde, il cane verde, per evidenziarne le stranezze caratteriali. Invece a me piace molto”.
Chi potrebbe decidere la sfida?
“Tra loro Pedri, è già un asso. Tra i nostri Barella”.