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  • Turrini a CM: 'La Ferrari fa pena, ma Elkann non guarda le gare. Grosjean, tragedia sfiorata: la F1 non è un gioco'

    Turrini a CM: 'La Ferrari fa pena, ma Elkann non guarda le gare. Grosjean, tragedia sfiorata: la F1 non è un gioco'

    Caro Leo Turrini, a quanto pare i miracoli accadono ancora.
    “Almeno in Formula Uno sì,  nel cuore del deserto. In Bahrain ci ha messo una pezza il Dio delle corse, altrimenti addio Grosjean. È stato un incidente orribile, che lascia molti punti interrogativi “.

    Tipo?
    “Beh, un guard rail non si può bucare così, mica è un groviera! Poi mi domando se lì dovesse proprio esserci, il guardrail. Ancora: la macchina, la Haas, non può spezzarsi in due. E ti raccomando il fuoco, che in un Gp non vedevamo da una vita”.

    Risposte?
    “Sono sicuro che Jean Todt, il presidente della federazione internazionale, non si fermerà al sollievo per lo scampato pericolo. Ordinerà una inchiesta”.

    Hamilton ha commentato in pratica in tempo reale il drammatico episodio.
    “Lewis, che ovviamente poi ha vinto, ha detto cose giustissime. È sbagliato immaginare la F1 come un gioco della Play Station! Al rischio zero non ci arriveremo mai, va bene. Ma ci dovremmo tutti ricordare, sempre, che un Gran Premio non è qualcosa di virtuale. È tutto dannatamente autentico, pericolo compreso”.

    È autentica anche la collezione di figuracce della Ferrari.
    “Ah, nel deserto solo un miraggio poteva sottrarre le Rosse ad una domenica penosa, l’ennesima. Chissà se John Elkann, il presidente, se ne rende conto”.

    Non se ne rende conto?
    “Io mi accontenterei di sapere che ha guardato la corsa in televisione. I suoi predecessori, intendo il Drake, Montezemolo e Marchionne, non ne perdevano una. Lui, boh”.

    Dai, se non altro Mick Schumacher è più vicino al titolo di F2.
    “Il ragazzo è solido, fra pochi mesi debutterà nei Gran Premi, con la Haas. Il cognome pesa, vedremo come Mick saprà gestire le aspettative generate dall’anagrafe”.

    Intanto il campionato ha reso omaggio a Maradona.
    “Giustamente. Mi è piaciuto lo stop al decimo minuto su tutti i campi. Chi come me ha l’età per ricordare, ha un infinito debito di gratitudine nei confronti di Diego il Campionissimo. Insieme alla pietas dolorosa per un essere umano che non ha saputo o voluto sottrarsi ad un destino di autodistruzione”.

    Ti aspettavi un Milan così?
    “No e immagino non se lo aspettassero nemmeno i milanisti! È vero che la Fiorentina adesso è poca cosa, ma al Diavolo mancava il suo Maradona, cioè Ibra. Ma non ce ne siamo accorti. C’è una crescita esponenziale della autostima tra i rossoneri. È un segnale importante, stile Leicester di Ranieri”.

    Segnali non ne manda la Juve.
    “Era Ronaldo dipendente con Sarri, rimane Ronaldo dipendente con Pirlo. Fin qui il cambio di mentalità proprio non si è visto. Comunque è ancora troppo presto per tutti, Milan escluso”.

    Pare che qualcosa stia cambiando anche all’Inter di Conte.
    “Senti, facciamo così. La Beneamata vista in Champions con il Real non va da nessuna parte. Quella che al Mapei Stadium ha asfaltato il Sassuolo, bellissimo fino alle 15 di sabato, ha una autostrada davanti. Vedremo se i nerazzurri trovano un punto di equilibrio”.

    Siamo sempre in stile Pazza Inter?
    “Boh, a me pare un po’ pazzo il contorno. Mi spiego: io capisco le dinamiche del racconto post moderno, le convulsioni da social e bla bla bla. Ma non è molto serio far passare Conte per bollito al mercoledì e per condottiero al sabato. Idem Gasperini tra il trionfo di Liverpool e il tonfo con il Verona. Sono osservazioni inutili e banali, lo ammetto. Però qualcuno deve pur farle”

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