Tramontana: 'Nessuno credeva nell'Inter. Parlavano di fallimento di Inzaghi, ma ora sono solo applausi'
Riavvolgendo il nastro del tempo fino ad agosto 2021 la maggior parte della critica ci dava per spacciati, sesti in classifica forse, con un miracolo, in corsa per il quarto posto. Nel tifoso nerazzurro serpeggiava il malumore oltre che il pessimismo e a loro non si poteva dare torto. In un mese hanno lasciato Appiano Conte, Hakimi e Lukaku oltre che, per altri e più gravi motivi, Eriksen. Probabilmente la maggior parte del tifo nerazzurro avrebbe firmato per qualificarsi di nuovo per la Champions. Inzaghi, che era convinto di poter contare su Lukaku prima dell’arrivo del Chelsea, aveva in mano una bomba a orologeria, un compito tanto prestigioso quanto ingrato e difficile.
LA GRIGLIA - Nulla a inizio stagione per l’Inter era dato per scontato. L’Inter era un barca nella tempesta, senza bussola ma con un comandante con le idee chiare al timone (è un caso che faccia rima con Simone…) e la rotta ben tracciata nella testa.
Non è stata esente da imperfezioni questa stagione per i nerazzurri altrimenti il campionato sarebbe stato già chiuso a suo vantaggio con la seconda stella ben in vista sul petto, ma i passaggi a vuoto avuti nel corso dell’anno non possono e non devono essere una sorpresa. Sono andato a riaprire i giornali sportivi di settembre per rinfrescare la mia memoria e riguardare quelli che erano i loro pronostici di inizio anno, le famose “griglie di partenza” del campionato per capirci meglio. L’Inter era data, dalla maggior parte degli esperti del settore, come la quinta della fila in una classifica capeggiata dalla Juve del nuovo corso di Allegri.
L’atmosfera intorno all’Inter aveva un non so che di apocalittico con le parole “fallimento” e “smantellamento” a farla da padrone. Per i tifosi dell’Inter l’estate calcistica è stata come un lungo film noir, lento e dai contorni sportivamente tragici. La psicoanalisi poteva essere la soluzione più alla portata per tutti coloro che ai colori nerazzurri erano visceralmente attaccati. Con queste premesse in molti avrebbero firmato per stare nella situazione attuale occupata dalla squadra di Inzaghi.
Ovvio che poi i giorni passano, le partite si giocano e l’appetito viene mangiando. E’ chiaro che ora perdere lo scudetto al fotofinish contro il Milan non potrà essere storia a lieto fine, è normale. Ma l’Inter sta vendendo cara la pelle, è consapevole dei suoi errori (la partita contro il Bologna è l’emblema del masochismo nerazzurro) ma nonostante questo ha l’orgoglio di chi il titolo lo porta ancora sul petto e che non vuole abdicare senza lottare. Insomma se deve vincere il Milan lo deve fare sudandosi il traguardo fino al momento del suo taglio. Contro l’Udinese i campioni d’Italia in carica hanno mostrato l’orgoglio della squadra vera, il -5 dai rossoneri poteva invogliare a smettere di remare abbandonandosi serafici e consapevoli al destino avverso e risparmiando le ultime fatiche della disperata lotta. Invece no, l’Inter ha buttato in campo il cuore regalandosi ancora una speranza. Probabilmente non basterà, ma la grande squadra non si vede solo nella vittoria e nel destino favorevole ma anche nella tenacia durante una lotta in cui il tuo avversario sembra essere inscalfibile. E’ incredibile come nel giudizio dei più l’Inter sia passata da un quinto posto di inizio anno a essere senza dubbio la più forte del lotto. Le mezze misure e la coerenza non esistono più. In estate il restyling però dovrà essere chirurgico. Quest’anno Inzaghi non ha avuto cambi per il suo centrocampo titolare: Vidal, Vecino, Gagliardini e Sensi per un motivo o per un altro non sono stati in grado di non far rimpiangere i titolarissimi che ovviamente non possono reggere 60 partite senza sosta.
Ma questo discorso ormai non conta, mancano ancora 3 partite di campionato e la finale di Coppa Italia.
A fine anno, qualsiasi risultato arriverà, dovranno essere comunque applausi per questa Inter e per il suo allenatore.