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Totti: 'La mia vittoria più grande? Scegliere di giocare solo per la Roma. Sul figlio Cristian e quel gol...'
Intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa sulle reti Rai, il dirigente ed ex-capitano della Roma, Francesco Totti ha parlato a tutto tondo del suo passato, presente e futuro in vista dell'uscita del suo nuovo libro.
L’abbiamo vista qualche mese fa al Colosseo per la prima de “Il Gladiatore, il concerto”.
“Sì l’ho visto parecchie volte e mi caricava. Poi mi piaceva il contesto. L’ho visto e mi è piaciuto. Ho incontro anche Russel Crowe dentro al Colosseo”.
È stato citato nella Grande Bellezza di Sorrentino.
“Si non lo sapevo. Quando fai un tipo di lavoro sei sempre al centro dell’attenzione”.
Le è mai successo di passare inosservato?
“In realtà ora è anche peggiorato. Pensavo una volta finita la carriera da calciatore che tutto diminuisse. Tra foto e autografi non hai un momento di libertà”.
È stato vicino ad andare alla Sampdoria?
“Si se non ci fosse stato un mini torneo con la Roma avrei già firmato”.
Sull’addio al calcio.
“Sapevo che era la fine di una carriera che ho sempre voluto finire con la maglia della Roma. Era un sogno che avevo fin da bambino. In un periodo della mia carriera sarei potuto andare via, ma alla fine il cuore, la testa e l’amore per questi colori hanno fatto sì che scegliessi la Roma per sempre. Mi posso reputare fortunato anche non vincendo tanto. La vittoria più grande è stata quella”.
Ha avuto paura prima di fare il discorso d’addio?
“Con Ilary ne parlavamo già da un mese. Volevo fare una cosa semplice. Ci siamo messi la e gli ho chiesto di aiutarmi. Volevo esternare a tutti i tifosi giallorossi, italiani ed europei tutto il mio amore per la Roma. Non è stato facile leggere la lettera d'addio. Già a casa quando la leggevo piangevo. Poi venivano Cristian e Chanel e non volevo farmi vedere piangere ma non ci riuscivo (ride, ndr)”.
Sull’introduzione del libro.
“Nell’introduzione del libro racconto del giro tra le celle del carcere. C’era chi tifava la Lazio, chi la Roma. Tutti contenti perché quando arrivano dei calciatori per loro è come se arrivasse il Papa. C’era poi questo ragazzo che gesticolava ma nessuno lo faceva passare. Si è voluto fare a tutti i costi la foto con me. Non capivo quale fosse la sua volontà. Poi sono venuto a sapere che una settimana prima di quel giorno doveva uscire dal carcere, ma aveva chiesto di restare un’altra settimana dopo aver saputo che sarei venuto”.
Sul soprannome “gnomo”.
“Mi chiavano gnomo perché non crescevo e nessuno mi voleva in squadra. Mamma mi dava la pappa reale (ride, ndr)”.
Quando hai vinto lo Scudetto sei andato in giro per Roma in scooter.
“Dopo la partita sono andato a casa a prendere la moto. Andai a ristorante da un mio amico a festeggiare. A Roma era impossibile camminare ed entrai a ristorante con il casco per non farmi riconoscere”.
È vero che Papa Giovanni Paolo II tornò indietro per darle un bacio?
“Andammo a un’udienza con la scuola. Passò, ma dopo due secondi tornò indietro e mi baciò in fronte”.
Foto di Cristian e Totti insieme.
“Mi assomiglia anche se prende più da Ilary. Il gol non segnato perchè il portiere era a terra? Gli ho detto per me non sei mio figlio (ride, ndr). Io avrei segnato e poi sarei andato dal portiere. L'inglese? Almeno lui lo sa. Ringrazierò sempre Ilary perché ha voluto che andassero alla scuola americana”.