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    Toromania: Zappacosta oltre a Belotti, l'Italia fa scoprire i gioielli granata

    Toromania: Zappacosta oltre a Belotti, l'Italia fa scoprire i gioielli granata

    • Andrea Piva
    I tempi in cui la Nazionale era sinonimo di Torino sono ormai lontani ma, fortunatamente, sono distanti anche quelli in cui in Azzurro era praticamente impossibile vedere un calciatore granata. Negli ultimi anni, da Angelo Ogbonna fino ad Andrea Belotti, sono infatti tanti i giocatori che hanno conquistato la maglia dell'Italia grazie alle proprie prestazioni all'ombra della Mole e che hanno avuto così modo di farsi conoscere anche al di fuori dei confini nazionali. È il caso ad esempio di Matteo Darmian che, un anno dopo la positiva esperienza al Mondiale brasiliano del 2014, si è trasferito in Inghilterra al Manchester United.

    Ora c'è un altro calciatore del Torino che, anche grazie alle ottime prestazioni con la maglia azzurra, è finito sotto i riflettori degli uomini mercato di numerosi club: Davide Zappacosta. Se Andrea Belotti non ha certo bisogno dell'Italia per attirare le attenzioni delle principali squadre europee (per il Gallo parlano infatti i gol segnati e quella maxi clausola da 100 milioni di euro che, se non altro, ha incuriosito vari presidente e direttori sportivi), Davide Zappacosta, acquistato dal Torino proprio nel 2015 per sostituire il partente Darmian, in questa stagione è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da convincere prima Mihajlovic a consegnarli la maglia da titolare nel ruolo di terzino destro (nonostante la presenza in rosa nello stesso ruolo di Lorenzo De Silvestri, giocatore arrivato su espressa richiesta del tecnico granata) e ora Ventura a farlo diventare un titolare della sua nazionale, preferendolo anche allo stesso Darmian. 

    Inevitabilmente varie squadre, tra cui l'Inter, hanno posato i propri occhi sul terzino destro e le prestazioni contro Albania e Olanda non possono che aver fatto aumentare l'interesse verso il difensore granata. Proprio come Belotti, però, Zappacosta è uno dei pilastri da cui il Torino deve ripartire per poter costruire l'ossatura di qualità di una squadra che vuole essere sempre il più ambiziosa possibile. Per poter far effettivamente crescere come società il Torino (e di conseguenza il suo presidente) deve imparere a trattenere i propri migliori giocatori.

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