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Toromania: un derby non giocato
Il tecnico Ventura parla sempre di crescita, ma ieri la sua squadra è sembrata tornata indietro di due stagioni, quando i granata entravano timorosi e già sconfitti. Eppure, le ultime stracittadine avevano detto che, quando il Toro provava a giocarsela a viso aperto, la Juventus non aveva vita facile. E’ successo per ben due volte l’anno scorso, quando Pirlo castigò i granata allo scadere e, al ritorno, Darmian e Quagliarella misero le firme su un successo storico, atteso per oltre vent’anni; è successo poco più di un mese fa, quando la squadra di Ventura si meritava la vittoria ma veniva beffata da Cuadrado, ancora una volta, nei minuti di recupero. E’ quindi incomprensibile l’atteggiamento dei granata di ieri sera, che non hanno mai nemmeno dato l’impressione di poter impensierire Neto. A poco servono le polemiche per la (dis)uniformità di giudizio dell’arbitro Doveri, che prima grazia, in diverse occasioni, quello che sarebbe diventato il match-winner (Zaza), e poi non perdona Molinaro, la cui espulsione è comunque sacrosanta. Poteva essere un alibi, questo, ma a una condizione: che il Toro avesse dato tutto quello che aveva e che si fosse giocato la partita. Invece, questo, non è accaduto.
Ovviamente non è con questo derby, perso così malamente, che si possono cancellare quattro anni e mezzo di lavoro di Ventura. Però, ancora una volta, i granata falliscono l’appuntamento con la stracittadina. Se nelle prime occasioni poteva essere, forse, un caso, adesso cominciano a sorgere delle domande. Il tecnico ha perso sette derby su otto, e in cinque gare la sua squadra non è riuscita a tirare nemmeno una volta in porta. Come è impossibile dimenticare le imprese centrate da Ventura, come le serate magiche in Europa League e le emozioni della stagione di Cerci e Immobile, così sarà molto difficile archiviare una delusione come quella di ieri sera. I tifosi si sono sentiti traditi, proprio quando pensavano di aver ritrovato il vecchio Toro e si aspettavano una prestazione in stile Bilbao. Sarà difficile cancellare una sconfitta come questa. Anzi, una partita come questa: perché se perdere ci sta, non è ammissibile non scendere praticamente in campo.
Emanuele Pastorella