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    Toromania: Seck ora non può restare al Torino. Che senso hanno altrimenti i segni rossi sul viso?

    Toromania: Seck ora non può restare al Torino. Che senso hanno altrimenti i segni rossi sul viso?

    • Andrea Piva
    Ha perso il Torino. La vera sconfitta di ieri non è stata quella subita per mano del Bologna, la vera sconfitta è andata in onda su Rai 3, con le gravissime accuse lanciate da due ragazze proprio a un calciatore granata: Demba Seck. Le vicende sono ormai tristemente note, con l’attaccante accusato da due ragazze che ha frequentato di aver filmato di nascosto i loro momenti di intimità. In un caso è stato anche denunciato ma ha poi trovato un accordo economico per far ritirare la denuncia, ma la ragazza vittima di questa vicenda avrebbe scoperto in un secondo momento, dopo la firma dell’accordo, che quei video sarebbero stati inoltrati ad alcuni amici. Ma non solo revenge porn, le accuse lanciate a Seck riguardano anche messaggi contenenti minacce e audio deprecabili nei contenuti.

    Non ne è uscito bene Seck dal servizio andato in onda su Far West e da tutta questa vicenda. Ma non ne sta uscendo bene neanche il Torino, che finora non ha preso alcuna posizione sul giocatore. Anzi, una l’ha presa, visto che l’attaccante continua a essere regolarmente convocato e anche ieri a Bologna era seduto in panchina, proprio nella giornata di campionato in sostegno alla lotta contro la violenza sulle donne in cui tutti i calciatori giocavano con un segno rosso in faccia. Ma che significato ha quella riga fatta con il rossetto se di fronte a situazioni come quella di Seck non si prendono provvedimenti? Il calciatore, quando è stato avvicinato dalle telecamere della Rai, ha preferito non rispondere riguardo alle accuse che gli sono state fatta dalle ragazze che frequentava, dal Torino per ora non sono arrivate dichiarazioni. Ma a meno che Seck non riesca a spiegare quanto accaduto, se lo sport e il Toro hanno dei valori, serve una presa di posizione forte da parte della società, un allontanamento del giocatore. Sarebbe l’unico modo per dare un senso a quei segni rossi sul volto, ai messaggi sui social e a tutte le volte in cui qualche dirigente, parlando della campagna acquisti, ha dichiarato di essere interessato “prima all’uomo che al calciatore”.

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