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Toromania: non è una squadra per Hart
Riuscire a legare il portiere al Torino a titolo definitivo si è sempre saputo che sarebbe stata una vera e propria impresa: per il cartellino del giocatore il City chiede non meno di 18 milioni di euro, una cifra che non sarebbe di per sé fuori portata per le tasche di Urbano Cairo (considerando anche il ricco bottino che a fine stagione incasserà dai riscatti di Maksimovic, Peres, Martinez e Jansson) ma che finora il presidente granata non si è neanche mai avvicinato a spendere per un singolo calciatore (l'acquisto più oneroso negli undici anni e mezzo da proprietario del Torino è stato Adem Ljajic, pagato 8,5 milioni). Bisogna poi considerare l'alto ingaggio percepito da Hart, superiore ai 4 milioni a stagione, che attualmente è pagato in gran parte dal Manchester City: uno stipendio che ben al di sopra del tetto salariale granata. I dirigenti del Toro speravano quindi (e in minima parte sperano ancora) di riuscire a rinnovare il prestito del portiere, facendo eventualmente leva sulla volontà del calciatore di restare sotto la Mole. Proprio su questo punto sorge però un altro problema: questo Torino non è una squadra per Joe Hart.
Per quanto la città, i tifosi e la maglia possano essergli entrati nel cuore, difficilmente il portiere a fine campionato deciderà di rimanere in granata: per convincere un giocatore con tale curriculum a restare, il Torino avrebbe avuto bisogno, per lo meno, di qualificarsi all'Europa League; invece la squadra di Mihajlovic a metà campionato si è ritrovata lontana dalle prime posizioni e immischiata nella zona di classifica in cui stazionano le varie squadre senza più grandi obiettivi da raggiungere. Hart, a cui le offerte da parti di top club come Chelsea e Liverpool non mancano, nella prossima stagione sembra quindi essere destinato a difendere una porta diversa da quella granata: il Torino non sembra essere ancora cresciuto abbastanza per un portiere come lui.