Toromania: nemici per le corna...
E’ difficile non parlare di Maresca, oggi. Ne parlano tutti, è vero, ma alla fine è giusto che se ne parli. Era proprio il caso di (anche solo) pensare a lui? E’ la domanda che sta tormentando la mente dei tifosi del Toro. Il granatismo ‘di fatto’ e il carattere non bastano a giustificare quello che è sempre stato visto come uno dei più grandi simboli anti-Toro dell’ultimo decennio. Maresca, per i tifosi, rappresenta quello che un calciatore non dev’essere: juventino e irriverente. Chi ringrazia la Juve per avergli insegnato a vincere, non può indossare la maglia del Toro. Spiace per chi (Ventura?) non è d’accordo con questa tesi, ma il calcio vogliamo pensare che sia anche e ancora questo: un pizzico di romanticismo e di valori sarebbe bene preservarli. Un po’ di rispetto per i tifosi, che comunque pagano un abbonamento (per lo stadio o per la pay-tv), è dovuto: si può tornare indietro dopo l’ammissione-autogol dell’interessamento per Maresca. Basterebbe non prenderlo più: ‘Stavamo per fare uno sbaglio, un errore di valutazione. Dimentichiamo tutto’. E voltiamo pagina, dai. A parte Ventura, solo i giornalisti sarebbero in qualche modo contenti dell’arrivo di Maresca al Toro, professionalmente parlando: perché ci sarebbe da scommettere sulla quantità di righe da scrivere e sul numero di episodi che si susseguiranno, riguardo l’ex bianconero. Il film è già scritto, purtroppo: presentazione tra la contestazione, insulti agli allenamenti, striscioni e cori alle partite. Certe reazioni sono prevedibili e fin troppo facili da capire. Il Toro ha bisogno di simboli, dopo l’addio di Bianchi ed Ogbonna, e anche di ‘parafulmini’, quei giocatori che si prendono oneri e onori della ribalta mediatica, distogliendo l’attenzione dai reali problemi della squadra. In questo caso però, Maresca per il Toro non è simbolo positivo, non c’è nemmeno da sottolinearlo: è l’evidenza dei fatti che lo dice, da oltre dieci anni. Ma il tempo per rimediare, volendo, il Toro ce l’ha ancora.