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Toromania: Mihajlovic batte i razzisti, ma bisognava battere anche il Crotone
Se nelle dichiarazioni post partita contro i razzisti si riconosce facilmente il solito Mihajlovic grintoso e determinato, nell'analizzare la partita invece il tecnico non sembra la stessa persona. “Non ho nulla da rimproverare ai ragazzi, abbiamo dominato per novanta minuti” ha dichiarato, ma sul campo quel Torino capace di tenere nelle proprie mani le redini del gioco lo si è visto solamente a tratti, non certo per tutti i novanta minuti. Il Torino ha dominato nel finale di primo tempo e nella ripresa fino al gol, improvviso, di Martella al 19'. Poi ha faticato anche solo ad arrivare alla conclusione, tanto che l'unica vera occasione per realizzare il 2-2 è stata proprio quella che De Silvestri ha sfruttato al meglio al 92'. Troppo poco per una squadra che quindici giorni prima aveva buttato al vento una vittoria contro il Verona (facendosi rimontare da 2-0 a 2-2 dall'87' al 92') e nel turno precedente aveva perso 4-0 il derby. Troppo poco per una squadra che ha come obiettivo la qualificazione all'Europa League e che invece, pur avendo avuto finora un calendario più che abbordabile a disposizione non è riuscita ad andare oltre ai 13 punti nelle prime otto giornate. A Crotone, come anche nelle precedenti partite di campionato, non ha convinto il gioco del Torino (troppo lento e compassato nonostante la grande qualità dei trequartisti a disposizione) così come, per l'ennesima volta, non ha convinto la difesa che, per un motivo o per l'altro, in ogni partita viene bucata troppo facilmente (per la quinta volta consecutiva ha incassato almeno due gol). È così che la vittoria sui razzisti è stata l'unica ottenuta dall'allenatore a Crotone: troppo poco per una squadra che ambisce alle prime sette posizioni della classifica.