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Toromania: il Toro non si è qualificato per l'Europa League
Nonostante quel che si sente, gli strali da Parma, il giubilo dai piedi della Mole, il Torino non si è qualificato per la prossima edizione dell'Europa League. Il Torino si è qualificato per i relativi turni preliminari. Che non è la stessa cosa, affatto; non è una differenza lessicale, ma di sostanza.
E' tutto un altro paio di maniche, perchè chiunque sa cosa significhi condurre la preparazione estiva con l'obiettivo di iniziare non a fine agosto, ma nella seconda metà di luglio: stravolgere quella per il campionato, con inevitabili ripercussioni sulla tenuta atletica che prima o poi, durante la stagione, verranno fuori e colpiranno negativamente la squadra, è inevitabile.
Va da sé che, se non si superassero i due turni (o le quattro partite) dei prelminari, tutto lo sforzo e tutto il rischio sarebbero stati del tutto inutili. Lo dovranno sapere bene Giampiero Ventura e i suoi giocatori, quando chiamati a fare dei sacrifici per lavorare quando il 90% dei colleghi sarà in vacanza (e alcuni invece in Brasile). Ma lo dovrà sapere soprattutto la società, che in passato ha spesso costrito la squadra negli ultimi giorni utili del calciomercato, fra il 28 e il 31 agosto (tendenza andata decisamente sparendo nelle due più recenti stagioni, a onor del vero).
Partire presto e bene quest'anno non sarà una scelta, non sarà solo un comportamento virtuoso meritevole di lode: sarà un obbligo. Stanti anche gli assenti causa Mondiali (e successive vacanze), il rischio che la squadra affronti i preliminari con delle voragini in organico è ampio: a oggi, con la cessione di Immobile e le suddette “ferie” di Cerci, il Torino in avanti avrebbe in pratica solo l'ultimo arrivato, il giovane Martinez. Il centrocampo non avrebbe numericamente gli elementi per poter scendere sul terreno di gioco, l'esterno sinistro sarebbe del tutto assente. C'è tutto il tempo per rimediare, e gli ultimi giorni restituiscono un certo attivismo granata. Ma gli elementi utili non dovranno arrivare in tempo per la prima partita, ma molto prima, per prepararla e sapere cosa dovranno fare una volta in campo.
E' tutto un altro paio di maniche, perchè chiunque sa cosa significhi condurre la preparazione estiva con l'obiettivo di iniziare non a fine agosto, ma nella seconda metà di luglio: stravolgere quella per il campionato, con inevitabili ripercussioni sulla tenuta atletica che prima o poi, durante la stagione, verranno fuori e colpiranno negativamente la squadra, è inevitabile.
Va da sé che, se non si superassero i due turni (o le quattro partite) dei prelminari, tutto lo sforzo e tutto il rischio sarebbero stati del tutto inutili. Lo dovranno sapere bene Giampiero Ventura e i suoi giocatori, quando chiamati a fare dei sacrifici per lavorare quando il 90% dei colleghi sarà in vacanza (e alcuni invece in Brasile). Ma lo dovrà sapere soprattutto la società, che in passato ha spesso costrito la squadra negli ultimi giorni utili del calciomercato, fra il 28 e il 31 agosto (tendenza andata decisamente sparendo nelle due più recenti stagioni, a onor del vero).
Partire presto e bene quest'anno non sarà una scelta, non sarà solo un comportamento virtuoso meritevole di lode: sarà un obbligo. Stanti anche gli assenti causa Mondiali (e successive vacanze), il rischio che la squadra affronti i preliminari con delle voragini in organico è ampio: a oggi, con la cessione di Immobile e le suddette “ferie” di Cerci, il Torino in avanti avrebbe in pratica solo l'ultimo arrivato, il giovane Martinez. Il centrocampo non avrebbe numericamente gli elementi per poter scendere sul terreno di gioco, l'esterno sinistro sarebbe del tutto assente. C'è tutto il tempo per rimediare, e gli ultimi giorni restituiscono un certo attivismo granata. Ma gli elementi utili non dovranno arrivare in tempo per la prima partita, ma molto prima, per prepararla e sapere cosa dovranno fare una volta in campo.