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Toromania: il problema non è solo Mazzarri. E' rottura totale con Cairo, ecco perchè
Ma questa volta, forse anche più rispetto al recente passato, la caduta sta facendo più rumore e provocando più danni. Qualcosa ora sembra essersi rotto e neanche un buon girone di ritorno potrebbe bastare a sistemare le cose: la contestazione a Cairo e Mazzarri non è nata ieri, continua da settimane, è proseguita nonostante le vittorie contro Genoa e Fiorentina. E non è legata solamente ai risultati. I tifosi, anche i più pazienti, sono delusi, stanchi della mediocrità: vogliono qualcosa di più, qualcosa di diverso. Sia in panchina che in società. Lo hanno gridato, scritto a più riprese, con sempre maggiore forza. Come si fa a dar loro torto dopo anni in cui il miglior risultato è stato il settimo posto?
Ci si aspettava ben altro quando Cairo, nel 2005, divenne presidente del Torino. Ci si aspettava uno stadio di proprietà, un Filadelfia ricostruito e completato (questo è avvenuto ma solo in parte) e un Torino che tornasse a essere tra le grandi, una di quelle squadre abituata a giocare nelle coppe europee. Mazzarri, che di responsabilità ne ha parecchie in questa prima parte di stagione deludente, paga ora anche un malcontento generale. Come si fa ora a salvare la stagione e a ritrovare l’entusiasmo della gente? Cambiare allenatore e intervenire nel mercato di gennaio potrebbe non bastare. Possono essere dei palliativi, utili per tirare avanti al meglio fino a fine stagione, ma non sono la cura per i mali di questo Toro. Il problema non è solamente Mazzarri.