Toromania: il cuore prima di tutto
C’è euforia nell’aria, a Torino. Era da tempo che non accadeva. Eppure è un attimo perdere di nuovo questo piccolo-grande patrimonio. La gente si stufa in fretta, o meglio: i tifosi del Toro ne hanno già passate abbastanza e fanno presto a cambiare di nuovo idea. E avrebbero pienamente ragione: non basta vincere due partite di fila per pensare che tutto sia tornato a posto e che ora tutto sia perfetto. I tifosi hanno voglia di godere a fine stagione, non solo prima di Natale. Bisogna mantenere alta la concentrazione, quindi. Chiunque abbia un lavoro non vede l’ora di prendersi qualche giorno di ferie o di trascorrere il Natale in famiglia, ma fino all’ultimo bisogna lavorare e sforzarsi: l’ultimo ostacolo del 2013 si chiama Chievo Verona. Non è una squadretta, quella di Corini, ma nemmeno è una corazzata imbattibile: il Toro fino ad oggi ha fatto complessivamente bene e ha l’occasione di chiudere ancora meglio l’anno. Vincere non è mai obbligatorio, ma provarci sì. Anche a costo di perdere, semmai. Alla gente interessa vincere, sì, ma anche e soprattutto lo spirito che la propria squadra mette in campo: il Toro delle ultime settimane piace perché gioca e lotta. Giocare a calcio e ‘combattere’ (sportivamente parlando) sono due componenti essenziali per farsi apprezzare: e solitamente, abbinando queste due componenti, i risultati arrivano. A Ventura si contestava il fatto di condurre un Toro dal bel gioco, ma con poca anima: ultimamente non è più così. Anche questo Toro ha cuore e può dimostrarlo ancora una volta, domenica, facendo un altro piccolo regalo alla propria gente.