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    Toromania: grazie di tutto, mister!

    Toromania: grazie di tutto, mister!

    Era il 6 giugno 2011 quando il Toro ufficializzò l’approdo di Giampiero Ventura. Il tecnico ex Bari decise di accettare una sfida quanto mai complicata: riportare in serie A il club di Urbano Cairo, che avrebbe disputato per la terza volta consecutiva la serie cadetta. La situazione ambientale, tra squadra e tifoseria, era incredibilmente compromessa, con l’allenatore Franco Lerda che collezionò uno dei risultati più deludenti dell’intera storia del Toro (l’ottavo posto in serie B). Una società allo sbando, una rosa infarcita di prestiti e comproprietà, una piazza sull’orlo di una crisi di nervi. Giampiero Ventura è riuscito, al primo colpo, a riportare i granata in serie A, facendo tornare a sventolare sciarpe e bandiere granata, uno dei primissimi obiettivi che lui stesso si era prefissato. Ha salvato il Toro l’anno successivo, è approdato in Europa nel giugno 2014, ha raccolto le gioie personali più grandi nella scorsa stagione: è proprio il 2014/2015, infatti, l’anno più importante della carriera di Ventura e dell’ultimo ventennio granata. Poi, proprio sul più bello, quando tutti si sarebbero aspettati il salto di qualità definitivo, il crollo. Un anonimo dodicesimo posto, i due soli successi casalinghi del 2016 e un’umiliazione nel derby di coppa Italia che ancora fa male, nonostante siano passati più di cinque mesi.
     
    Giampiero Ventura ha concluso la sua esperienza quinquennale in granata come peggio non poteva, e come nessuno si sarebbe immaginato. E’ andato tutto storto in questa stagione, ma ciò non basta a cancellare quanto il tecnico ha fatto e costruito all’ombra della Mole. E’ arrivato dove non c’era nulla, o meglio c’erano soltanto macerie. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, è riuscito a ricostruire una base utilissima per il futuro del club. Dai risultati sportivi, con i tifosi delusi dall’essere arrivati a un punto dal decimo posto (cosa inimmaginabile fino a qualche tempo fa), a quelli societari: il club di via Arcivescovado è tra le società più sane del nostro campionato, ha puntato su tanti giovani, soprattutto italiani, che saranno il futuro del Toro e, si spera, della Nazionale. Ma soprattutto, ha saputo trasformare completamente il presidente, Urbano Cairo: il patron granata ha commesso tanti errori in passato, ma il binomio è stato assolutamente vincente. Non ha più la fama di mangia-allenatori, non è più quello che metteva sotto contratto i Recoba o i Barone a fine carriera, soltanto per cercare il nome che facesse impennare gli abbonamenti. E’ un presidente diverso, che declina i compiti sportivi a chi di calcio se ne intende (il ds Gianluca Petrachi) e che investe quando è giusto investire, oltre, soprattutto, a saper vendere i suoi gioielli.
     
    E’ questa, quindi, la vittoria più grande di tutte di Giampiero Ventura. La sua storia al Toro potrebbe essere riassunta con un’immagine: quella del Filadelfia. Cinque anni fa, la casa del Grande Torino e la situazione del club erano pressochè identiche, un ammasso di macerie senza speranza di risorgere. Oggi, cinque anni dopo, il Fila sta rinascendo, così come le basi poste nella squadra fanno pensare ad un futuro in crescendo. E’ per tutto questo che, nonostante la melina di Castellammare di Stabia, il “biscotto” con il Genoa, le troppe sconfitte nei derby, non si può che dire: grazie di tutto, mister!
     
    Emanuele Pastorella
     

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