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Toromania: grazie di tutto, mister!
Giampiero Ventura ha concluso la sua esperienza quinquennale in granata come peggio non poteva, e come nessuno si sarebbe immaginato. E’ andato tutto storto in questa stagione, ma ciò non basta a cancellare quanto il tecnico ha fatto e costruito all’ombra della Mole. E’ arrivato dove non c’era nulla, o meglio c’erano soltanto macerie. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, è riuscito a ricostruire una base utilissima per il futuro del club. Dai risultati sportivi, con i tifosi delusi dall’essere arrivati a un punto dal decimo posto (cosa inimmaginabile fino a qualche tempo fa), a quelli societari: il club di via Arcivescovado è tra le società più sane del nostro campionato, ha puntato su tanti giovani, soprattutto italiani, che saranno il futuro del Toro e, si spera, della Nazionale. Ma soprattutto, ha saputo trasformare completamente il presidente, Urbano Cairo: il patron granata ha commesso tanti errori in passato, ma il binomio è stato assolutamente vincente. Non ha più la fama di mangia-allenatori, non è più quello che metteva sotto contratto i Recoba o i Barone a fine carriera, soltanto per cercare il nome che facesse impennare gli abbonamenti. E’ un presidente diverso, che declina i compiti sportivi a chi di calcio se ne intende (il ds Gianluca Petrachi) e che investe quando è giusto investire, oltre, soprattutto, a saper vendere i suoi gioielli.
E’ questa, quindi, la vittoria più grande di tutte di Giampiero Ventura. La sua storia al Toro potrebbe essere riassunta con un’immagine: quella del Filadelfia. Cinque anni fa, la casa del Grande Torino e la situazione del club erano pressochè identiche, un ammasso di macerie senza speranza di risorgere. Oggi, cinque anni dopo, il Fila sta rinascendo, così come le basi poste nella squadra fanno pensare ad un futuro in crescendo. E’ per tutto questo che, nonostante la melina di Castellammare di Stabia, il “biscotto” con il Genoa, le troppe sconfitte nei derby, non si può che dire: grazie di tutto, mister!
Emanuele Pastorella