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    Toromania: derby partita a sé? Balle. Senza anima sarà sempre una festa bianconera

    Toromania: derby partita a sé? Balle. Senza anima sarà sempre una festa bianconera

    • Andrea Piva
    “Il derby è una partita a sé”. Balle, purtroppo. Il derby di Torino una partita a sé non lo è da diversi anni ormai e i risultati lo dimostrano. Da dopo il fallimento del 2005 della società granata, le stracittadine sono quasi tutte finite nello stesso modo: diciotto volte ha vinto la Juventus, una sola il Torino e due volte le partite sono finite in parità. Eppure non bisogna tornare tanto indietro nel tempo per trovare risultati diversi, basta prendere in esame i diciotto derby precedenti, gli ultimi dell’AC Torino, e i numeri sono differenti: la bilancia pende sempre a favore della formazione ma non in maniera così netta, tanto che tra pareggi e sconfitte sono state più le mancate vittorie della Juventus rispetto ai successi. 

    Non ci si può aggrappare agli errori arbitrali per giustificare questi numeri, né alla differenza tecnica tra le due squadre. Agli inizi degli anni 2000 il divario era anche più netto di quello attuale, lo era quando la Juventus di Thuram, Zambrotta, Nedved, Del Piero e Trezeguet venne all’andata rimontata di 3 gol dal Torino di Delli Carri, Cauet, Asta, Maspero e Ferrante e al ritorno fermata sul 2-2 (raggiunto in extremis dai bianconeri). Ancora più ampio il divario era l’anno dopo, nel 2003, quando la Juventus che arrivò in finale di Champions League vinse con molta fatica contro un Torino ridotto in appena 8 uomini da scellerate decisioni arbitrali. E quegli 8 avrebbero anche potuto pareggiarlo, se solo il signor De Santis avesse punito con il rigore un netto fallo di Ferrara su Ferrante in area o se Fattori, a tu per tu con Buffon a pochi minuti dalla fine, avesse calciato quel pallone anziché perdersi in una serie di finte e controfinte. Quegli 8 erano Bucci, Fattori (unico difensore di ruolo), Sommese, De Ascentis, Vergassola, Conticchio, Castellini e Ferrante. Escluso Ferrante, dei giocatori di movimenti non ce n’è uno che avrebbe trovato spazio nelle formazioni granata degli ultimi anni. 

    E allora perché i derby si sono trasformati in una costante festa bianconera? Forse perché il Torino ha perso la sua anima, quel tremendismo che ha fatto la sua storia, il senso di appartenenza che lo ha sempre caratterizzato. O forse i motivi sono altri, forse in questi anni si è sviluppato un insensato timore reverenziale nei confronti degli avversari. Ma la Juventus di Conte o questa di Pirlo possono davvero fare più paura di quella con Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Platini, Boniek e Rossi ribaltata in tre minuti nell’83’? O di quella di Lippi di metà anni ’90 battuta due volte con i gol di Rizzitelli? Se il problema fosse solo il timore reverenziale, allora per trovare un po’ di coraggio forse basterà ricordarsi che anche il Crotone e il Benevento quest’anno sono riuscite fermare la Juventus. Ma l’impressione è che il Toro debba ritrovare se stesso.

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