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    Toromania: Cairo rema contro Mihajlovic, le ambizioni non coincidono

    Toromania: Cairo rema contro Mihajlovic, le ambizioni non coincidono

    • Andrea Piva
    Usando l'immaginazione in questo momento si può pensare al Torino come ad una canoa che naviga su un fiume: a poppa c'è Sinisa Mihajlovic, che spinto dalle proprie ambizioni rema a tutta intensità per portare la propria imbarcazione il più velocemente possibile alla meta - lo stile non sarà perfetto ma le intenzioni sono lodevoli – a prua ci sono Urbano Cairo e Gianluca Petrachi. Perché la canoa corra veloce verso la propria meta dovrebbero affondare i remi nell'acqua con la stessa intensità del loro compagno di viaggio, invece il loro ritmo è molto meno frenetico, rallenta metro dopo metro, fino a che i due non alzano addirittura i remi. Il risultato è che l'imbarcazione non riesce a percorrere il proprio tragitto nel tempo voluto dal canottiere di poppa.

    La meta del viaggio, stando alle dichiarazioni della partenza, è l'Europa League. La qualificazione alla coppa continentale è stata fissata in due anni ma Mihajlovic ha provato ad accorciare i tempi, fissandola come obiettivo già per questa stagione. All'inizio del campionato era evidente che l'organico del Torino fosse inferiore a quello di almeno sette squadre (Juventus, Roma, Napoli, Inter, Milan, Lazio e Fiorentina) eppure Mihajlovic ha saputo imprimere alla propria squadra uno spirito battagliero che, unito alle ottime doti tecniche di alcuni elementi (specialmente nel reparto d'attacco) hanno fatto sì che il Torino a Natale si ritrovasse a ridosso delle prime posizioni. Sarebbero bastati pochi colpi nel mercato di riparazione - peraltro richiesti a più riprese da Mihajlovic – per far in modo che la compagine granata potesse continuare a cullare il proprio sogno europeo. E invece chi è seduto nella parte anteriore della canoa non sembra avere le stesse ambizioni di chi è a poppa. Cairo, ancora una volta, si è fermato sul più bello: l'unico reparto sulla carta rinforzato è l'attacco, quello che ne aveva meno bisogno. A centrocampo è regnato l'immobilismo mentre in difesa è arrivato Carlao al posto di Bovo. Al brasiliano va dato tempo, certo, ma le perplessità sul centrale sono più che lecite: a 31 anni per la prima volta giocherà in un campionato competitivo come quello italiano e in passato gli affari low cost di gennaio simili si sono rivelati sempre dei flop (basti pensare a Menga, Kabasele, Vesovic, Tachtsidis, Gonzalez, Ichazo e Pryyma).

    Anche quest'anno si è assistito al solito mercato al risparmio, con il già ricco bottino che arriverà a fine stagione dai riscatti di Peres e Maksimovic che è stato incrementato con le cessioni di Martinez e Jansson. Il Torino anche quest'anno sarà in lizza per lo scudetto del bilancio ma ai tifosi questo non può bastare (e non può neanche interessare). A Cairo, che dopo undici anni e mezzo di presidenza in cui il Torino ha conquistato al massimo un settimo posto, si chiedeva il salto di qualità che invece non è arrivato. Il problema della canoa è che le ambizioni del canottiere di poppa al momento non combaciano con quelle della coppia di prua: il rischio è che prima o poi, come la “Provvidenza” dei Malavoglia, il natante granata imbarchi un carico di lupini avariati e affondi.

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