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    Toromania: Cairo ha ragione, da Agnelli giusto pretendere doppie scuse

    Toromania: Cairo ha ragione, da Agnelli giusto pretendere doppie scuse

    • Andrea Piva
    “Ho sentito telefonicamente Agnelli che mi ha detto di essersi già scusato all’epoca, ma io credo che un evento del genere meriti delle doppie scuse”. Parole queste pronunciate dal presidente del Torino, Urbano Cairo. L'evento di cui il massimo dirigente granata parla sono gli ormai celebri striscioni su Superga esposti da alcuni tifosi della Juventus in curva Scirea durante il derby del febbraio 2014, striscioni tornati ora alla ribalta grazie all'inchiesta di Report e alle intercettazioni tra il security manager bianconero Alessandro D'Angelo e alcuni ultrà bianconeri.

    E ha ragione Cairo a pretendere doppie scuse dal collega bianconero per una vicenda così poco chiara in cui, dalle intercettazioni, pare evidente che il security manager della Juventus, Alessandro D'Angelo, quantomeno potesse ipotizzare (ma i dubbi sollevati da Report sono ben gravi) il contenuto degli striscioni che, senza difficoltà, sono entrati nello stadio bianconero. Nel migliore dei casi, insomma, una falla nel sistema di sicurezza della società bianconera c'è stata. Ha ragione Cairo perché al centro della vicenda non c'è un tifoso bianconero, ma un dipendente della Juventus, lo stesso dipendente che al telefono, prima di quel derby del 2014, diceva di non voler sentire: “i bovini cantare”. D'Angelo ha anche spiegato il perché non voleva sentirli cantare: “Mi stanno sul c... in una maniera...”. I bovini in questione sarebbero i tifosi del Torino. 

    Il punto della vicenda è proprio questo: al centro di questa triste storia non ci sono solo uno sparuto gruppo di tifosi della Juventus (comunque da condannare per aver pensato, realizzato ed esposto gli striscioni su Superga, così come da condannare, sempre, sono tutti coloro che inneggiano a incidenti o stragi varie, al di là della fede calcistica), ma c'è anche un dipendente della società bianconera. È per questo che Cairo ha ragione nel dire che: “Un evento del genere merita delle doppie scuse”. 

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