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    Toromania: Barreca e Aramu, la meglio gioventù. Ma non vanno lasciati soli

    Toromania: Barreca e Aramu, la meglio gioventù. Ma non vanno lasciati soli

    • Andrea Piva
    C'erano una volta i Balon Boys, la formazione giovanile del Torino chiamata così in onore di Adolfo Baloncieri, il Filadelfia e Vatta, ovvero la fucina e il fabbro che modellava futuri campioni, poi un vuoto di una ventina d'anni in cui il legame tra Prima squadra e Primavera si è indebolito, il vivaio granata non è più riuscito, salvo qualche rara eccezione, a produrre futuri calciatori per la serie A, ma neanche per la B. Un vuoto che il minuzioso lavoro dei vari Benedetti, Comi e Bava hanno cercato di riempire, riuscendoci grazie anche ad allenatori dal cuore granata e dalle grandi qualità come Antonino Asta e Moreno Longo. E ora ci sono Mattia Aramu e Antonio Barreca.

    Il legame tra Primavera e Prima squadra, in questo momento, sembra essere tornato forte, tanto che uno dei migliori prodotti del vivaio degli ultimi anni (Barreca) è ora titolare in serie A con la maglia del Torino. Se le qualità del terzino erano già note ai tifosi granata, non lo erano a quelli di molte altre squadre: sole tre partite nel massimo campionato sono però bastate a far posare gli occhi di appassionati e addetti ai lavori su Barreca. Ora Cairo sta pensando di blindare il proprio gioiellino, con un nuovo contratto, più lungo e a cifre adeguato al livello delle prestazioni.
    Se il grave infortunio occorso a Molinaro ha spalancato le porte della serie A ad Antonio Barreca, Mattia Aramu al momento è chiuso da una concorrenza più difficile da sbaragliare, tra i vari Falque, Martinez, un Boyé (altro giovane protagonista di questo Toro: ha appena 20 anni) in grande forma e un Ljajic quasi recuperato. A Pescara ha comunque potuto fare il proprio esordio nel massimo campionato, venendo addirittura schierato titolare da Mihajlovic. L'espulsione di Acquah a fine primo tempo ha però poi costretto il tecnico granata a sostituirlo nell'intervallo.
    Aramu e Barreca non devono però essere dei casi isolati. Il Toro, dopo anni di buio, sta ora ritrovando la propria identità, tra il Filadelfia che nonostante le mille difficoltà sta rinascendo e una squadra che domenica dopo domenica, lottando e cercando sempre la vittoria, sta provando a levarsi di dosso l'etichetta di provinciale che gli è stata affibbiata da vent'anni trascorsi tra la serie B e le zone basse della serie A. Ma per far sì che il Toro si riappropri dell'identità perduta è necessario che il Settore giovanile torni ad essere quel serbatoio di talenti che era fino a quando, a metà degli anni '90, varie scellerate gestioni della società hanno portato il Torino sempre più in basso fino al fallimento. 

    Servono quindi investimenti sempre maggiori per il vivaio, che possano permettere a Benedetti e Bava di migliorare ulteriormente l'ottimo lavoro che già stanno svolgendo. L'acquisizione del Robaldo come centro per le giovanili è un buon punto di partenza ma ora è necessario continuare su questa strada, investendo più sul vivaio. Come il Barcellona dell'ultimo decennio insegna, puntando sulla crescita del Settore giovanile si può arrivare molto lontano.

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