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Toromania: il problema era Niang
Non vogliamo buttare la croce su Niang, farlo diventare la fonte di tutti i problemi del Torino, ma in queste prime giornate di campionato è stato evidente che l'ex Milan non fosse nella migliore condizione che, salvo qualche sporadica occasione, abbia dimostrato di non essersi anche incastrato alla perfezione nei meccanismi della squadra. Partita dopo partita, anche in quelle dove grazie alla sua tecnica è riuscito a rendersi pericoloso e guadagnare la sufficienza in pagella, Niang ha mostrato di non essersi calato adeguatamente nel ruolo che la maglia del Toro impone: in campo non si è mai visto il numero 11 lottare per recuperare un pallone o fare quello scatto in più per aiutare un compagno in difesa. Contro l'Inter persino un giocatore con le qualità tecniche di Adem Ljajic si è fatto apprezzare per lo spirito di sacrificio, per l'aver costantemente aiutato i compagni in fase difensiva. Per non parlare poi di Andrea Belotti che fa della grinta e della capacità di recuperare palloni due delle sue principali caratteristiche. A Niang finora tutto questo è mancato e più volte gli è stato rimproverato il fatto di camminare, anziché correre, in campo.
Mihajlovic fino a dieci giorni fa gli ha sempre dato fiducia poi, quando la sua panchina ha iniziato a traballare, ha preferito toglierlo per andare sul sicuro, su giocatori che avessero più voglia di lottare per ottenere risultati importanti. Niang però è un patrimonio per il Torino: ha qualità che pochi altri giocatori hanno e per questo va assolutamente recuperato. Come fatto con Baselli e Ljajic lo scorso anno, Mihajlovic dovrà ora riuscire a trovare la chiave giusta per sbloccare il suo numero undici, fargli venire quella voglia di sacrificarsi per la squadra che al momento non ha dimostrato di averel Niang deve diventare un giocatore importante per il suo Torino.