Toro su Gardini:| Lerda 'Colpa del mercato'
Contattato il dirigente de Livorno. Panchina, Colantuono è in pole, l'alternativa è Ventura.
Toro, idea Gardini come nuovo dg.
Alla ricerca di un direttore generale per strutturare il Toro, Urbano Cairo ha preso contatti con Giovanni Gardini, dirigente del Livorno con il contratto in scadenza. Esperto di Lega e diritti tv, Gardini è l'uomo che può occuparsi di società e rapporti con le istituzioni lasciando le incombenze di campo e mercato al ds Petrachi.
Per questo le candidature di Marino e Lucchesi appaiono più sfumate, mentre proseguono le trattative per ingaggiare il nuovo allenatore: Colantuono resta in pole position davanti a Ventura.
Intervista all'allenatore uscente.
Toro, Lerda: "Ho fallito anche per colpa del mercato".
"Dopo l'arrivo di Antenucci il Toro ha segnato 3 gol in meno. Papadopulo? Due sconfitte su due: non avrei fatto peggio...".
Franco Lerda, il Toro ha fallito la stagione, ma a pagare sarà solo lei. È giusto?
«Il calcio è fatto così. Ero già stato esonerato a marzo, se dovesse arrivare la seconda volta sarò preparato. Io mi assumo le mie responsabilità per questo fallimento, ma non presento le dimissioni».
Anche perché ha ancora un anno di contratto: ha patito di più l'esonero virtuale post Sassuolo o quello reale dopo Vicenza?
Cosa non ha funzionato in quel periodo?
«Gennaio e febbraio sono stati mesi duri: media punti bassa, condizione atletica critica e lì abbiamo sbagliato qualcosa anche sul mercato. A fine girone d'andata eravamo sesti e al termine del campionato siamo peggiorati».
Eppure sono arrivati giocatori d'esperienza come Budel e attaccanti prolifici come Antenucci.
«Nelle prime 21 partite abbiamo segnato 26 gol e subiti 24, nelle restanti 21 sempre 24 incassati e solo 23 fatti. Qualcosa non ha funzionato».
È stato un problema di modulo? Passare dal 4-2-3-1 al 4-4-2 non ha giovato?
«Bianchi e Antenucci nel 4-4-2 hanno avuto difficoltà nel giocare assieme. Sono forti, ma insieme non hanno reso al massimo».
Ma quando le hanno proposto Antenucci lei era convinto?
«Avevo dei dubbi e lo dissi. Le perplessità non erano sui numeri, perché come Bianchi è un grande bomber che sa finalizzare, ma sulla coesistenza con il capitano. Era dura».
Senza l'esonero di marzo sarebbe finita in modo diverso?
«È difficile dirlo. Sicuramente peggio non potevo fare: due partite e due sconfitte. Questa è la matematica, senza offese per un santone come Papadopulo».
Però quando lei tornò dopo 11 giorni, si parlava di un nuovo Lerda.
«Lo escludo. Quando sono rientrato, dissi: “Cancelliamo tutto nel bene e nel male, ripartiamo da zero. Io non sono cambiato e giochiamoci questo mini-torneo”. I miei metodi e il mio atteggiamento sono rimasti uguali».
Il problema allora era all'inizio, quando la squadra è stata costruita in ritardo?
«Il ritiro è importante per formare un gruppo e vincere».
Petrachi disse che a Norcia ci sarebbe stato il 70% del Toro.
«E così non fu, infatti».
Il feeling con il ds si è esaurito in fretta, dopo la sconfitta con il Padova si è dissociato da lei. Perché?
«Io non mi dissocio da nessuno, nel bene e nel male. Anzi ho sempre cercato di unire e non di dividere. Non rimpiango nulla e non porto rancore».
Allora di chi sono le colpe di questa stagione?
«La vittoria ha tanti padri, mentre la sconfitta è sempre orfana».