Toro in fuga, insulti a Cairo
E’ stato un Toro da urlo e per una volta non si esagera. Dal grido di liberazione di Rolando Bianchi, tornato al gol dopo 140 giorni di digiuno, agli strilli di odio dell’intera tribuna d’onore (?) dello stadio Zecchini nei confronti di Cairo c’è tutto il succo del 3-0 rifilato dai granata al Grosseto. Un risultato fotocopia della vittoria di due stagioni fa, con annesse polemiche per alcune decisioni arbitrali: nell’agosto 2009 fu la mancata espulsione di Colombo a infiammare il pubblico di casa, ieri è bastato l’1-0 firmato da Oduamadi dopo 12’ su un’azione avviata da Antenucci in sospetto fuorigioco per far urlare «ladri ladri» all’indirizzo dei dirigenti granata.
Momenti di tensione si sono vissuti nella ripresa, quando sono dovuti intervenire steward e forze dell’ordine per difendere il Torino in tribuna. E in modo particolare per calmare il presidente del Grosseto, Piero Camilli, che ha avuto un pesante diverbio con Urbano Cairo. Altro che vedere le partite fianco a fianco, ieri neanche i caschi blu dell’Onu avrebbero placato l’ira del padrone di casa contro il collega granata. Un atteggiamento che ha scatenato una gazzarra incredibile e costretto gli ospiti a lasciare i propri posti dopo il 2-0 di Bianchi nel recupero del secondo tempo. Contro Cairo qualcuno ha lanciato anche delle bottiglie di plastica, mentre nel parcheggio Vincenzo Camilli - uno dei figli del vulcanico patron maremmano - ha strattonato l’autista del presidente granata. Si è rischiata la rissa, poi la calma è tornata. «Spiace che sia accadute queste cose il commento di Cairo -, per colpa di alcuni esagitati. Molti tifosi del Grosseto sono venuti a scusarsi perché si vergognavano del comportamento dei loro dirigenti». Se nello spogliatoio granata l’accusa di «furto» non è passata inosservata («Non è stato bello perché il risultato è meritato», ha detto il portiere Benussi), quasi si arrabbia Giampiero Ventura di fronte alle tesi dei toscani. «Non esiste un campo dove abbiamo rubato qualcosa - risponde il tecnico genovese -, mentre nei nostri confronti non si può dire la stessa cosa.
Nessuno sa se c’era fuorigioco e quindi cosa facciamo? Parliamo del sesso degli angeli? Alla mia età onestamente ne farei a meno». Resta la vittoria, maturata grazie a quel cinismo che non si era visto contro il Brescia. «Mi rendo conto che il calcio è bizzarro - aggiunge Ventura -. Domenica scorsa dovevamo vincere 3-0 e invece lo abbiamo fatto qui patendo più del solito. Il risultato è esagerato, ma la vittoria non si può mettere in dubbio». Smaltite le scorie, al Toro resta un successo pesantissimo. Perché finalmente tornano a farsi vedere i tre punti in trasferta dopo 4 mesi di astinenza (ultimo successo a Reggio Calabria il 1˚ novembre 2011), perché è andata in porto la fuga in vetta (sfruttando i passi falsi di Sassuolo e Verona: ora è +4 sul terzo posto) e perché al gol è tornato anche il capitano. Bianchi non segnava dal 15 ottobre contro la Juve Stabia e ieri si è levato un macigno dalle spalle, entrando nella ripresa per uno spento Meggiorini. «Sono contento per lui - sottolinea Ventura - perché l’ho rivisto sorridere. Me lo sentivo che era la giornata giusta, ma questo gol di Bianchi farà bene anche a noi.
Contro il Grosseto è iniziato il campionato per la promozione e volevamo i tre punti per debuttare nel modo giusto». Al festival del gol, che interrompe un digiuno esterno con 247’ a reti bianche, si è iscritto sui titoli di coda anche Mirco Antenucci, sempre più bomber di questo Toro con 7 gol. «Ci siamo ripresi quello che abbiamo sperperato a Brescia - sorride la punta - e in una partita difficile e nervosa abbiamo dato un segnale forte».