Toro a Verona:|Per firmare il record
Il Toro nell'Arena per la prova di forza. Se batte il Verona consolida il primato e riscrive un pezzo della sua storia: mai nessuna squadra granata ha centrato in trasferta cinque vittorie consecutive. Ventura indica la strada, con la prudenza di uno psicologo. «Stiamo cercando la nostra anima, un modo di stare in campo, un'idea comune – la filosofia dell'allenatore che in meno di tre mesi ha cambiato faccia ai granata –. Adesso, però, conta la prestazione più del risultato. Tra subire 15 palle gol e vincere, e impedire agli avversari di tirare in porta senza però arrivare al successo, preferisco la seconda ipotesi. Il mio compito è costruire la forma mentale alla squadra: solo con quella vai lontano. Se vuoi diventare protagonista devi pensare a quello che puoi dare in ogni situazione. Non voglio vivere alla giornata, ma cercare di essere sempre competitivo. Il campionato comincia al Bentegodi. Prima stavamo facendo solo riscaldamento».
L'allenatore accende i riflettori sulla sfida. Per lui è (anche) la partita del ricordo – «Verona è stata un'esperienza indimenticabile, è la prima volta da avversario» –, per i granata l'opportunità di tentare una mini fuga, approfittando degli scontri diretti tra le immediate inseguitrici. Ventura si traveste da pompiere, temendo ancora un brusco risveglio. E ancora una volta maschera il Toro: giocherà la nona formazione diversa in altrettante partite. «Io conosco solo il mio avversario e ho grande rispetto per il Verona e Mandorlini – dice –, sarà una sfida particolare perché fisicamente e mentalmente arriviamo da tre impegni in nove giorni. Giocheranno per vincere. Ma siamo noi gli artefici del nostro futuro. Se vogliamo, possiamo».
Concetto che negli ultimi giorni ha ripetuto fino alla noia a Surraco e Pratali: i due sostituiranno Stevanovic (turno di riposo) e Ogbonna (in Nazionale). Per loro, a meno di ripensamenti dell'ultimo momento – sempre possibili quando c'è di mezzo Ventura – sarà la prima volta dall'inizio. Finora hanno raccolto quattro gettoni: l'uruguaiano, in netta crescita dopo la varicella, è stato impiegato nelle ultime tre partite (65' totali); il difensore vanta una presenza contro il Varese più di un mese fa. Saranno gli esordi numero 21 e 22 della cooperativa di Ventura. «Pensare che secondo qualcuno gioco sempre con gli stessi – ride amaro –, pretendo rispetto e credo di garantirlo a tutti. L'esempio è Bianchi, ma non perché in passato ha accettato le mie scelte senza fiatare: guardate che voglia aveva quando è entrato dalla panchina. E lo stesso discorso vale per gli altri. Conta lo spirito: è questo il comportamento che può portarci lontano».
Rispetto al Grosseto Ventura ruoterà ancora uomini. A caccia di ossigeno e muscoli freschi, potrebbe cambiarne almeno altri quattro. Rientrano Bianchi, Darmian e Parisi, mentre si giocano il posto Di Cesare e Glik in difesa ed Ebagua e Sgrigna in attacco. A sinistra chiederà ancora uno sforzo ad Antenucci, la mossa che nove giorni fa ha destabilizzato la Sampdoria (Vives e Verdi le alternative). In mediana Iori non è al meglio: stringerà i denti. «Abbiamo sbancato Marassi, vediamo cosa capita al Bentegodi. Farà caldo? Ben venga: se vuoi diventare protagonista non possiamo badare a queste cose».