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    Il Torino ha più fame della Roma, il caldo e urlante Nicola batte in rimonta l'algido Fonseca

    Il Torino ha più fame della Roma, il caldo e urlante Nicola batte in rimonta l'algido Fonseca

    • Gian Paolo Ormezzano
      Gian Paolo Ormezzano
    Premessa: Torino-Roma 3 a 1 è stata per noi una delle più belle partite della stagione, in assoluto ed ancor più nel relativo dei triboli granata. E’ stata giusta, è stata tecnologica il giusto (il Var ha agito forte subito, sul gol della Roma, poi non ha rotto le scatole con quelle attese da acquario). E’ stata cavalleresca, deve entrarci anche l’apporto degli “ex”. Ha visto calcio di vari tipi, in genere sempre buono, ed ha indirettamente risposto a quegli italioti ubriachi di bellezza dopo aver visto un po’ di giochi di prestigio in Psg-Bayern. Adesso proviamo a raccontarla, stando a quanto visto dai nostri poveri occhi, come facevano i giornalisti di un tempo. Ma prima un elogio commosso e però lucido a Nicola, allenatore ed ex granata e e cuore Toro, ormai in piena zona-miracolo, Nicola vessato dalla vita anche extracalcistica, di padre “orfano” del figlio strappatogli dal destino, e però uomo forte che dispensa forza. Ora proviamo a raccontarla, questa partita, leggermente odiandoci perché non siamo di certo capaci di scrivere bene di quello di bello e forte che, merito anche della Roma, sia detto, ha fatto provare.

    Torino-Roma dunque in campo, match fra due squadre con problemi: di natura paradrammatici quelli del Torino, visto che si parla ancora di possibile retrocessione, di rintracciamento di traguardi possibili e realistici ma comunque alti quelli della Roma. In questo pazzo pazzo pazzo calcio italiano che per darsi un contegno serio sceglie la deprimente, inumana logica dei numeri, delle comparazioni statistiche, facendo del più bel gioco del mondo un “coso” seviziato dagli algoritmi, c’è stato persino chi ha scoperto, scoprendo il breve passato giallorosso di Sanabria, ultimo acquisto granata, che lui ha il nobile difetto di segnare alle grandi, tutte fuorché sin qui, la Roma (toh) nonché - udite udite – che è il secondo quanto a gol granata in tempo breve: per lui già quattro in cinque partite, ancora un gol e raggiunge e supera Iago Falque (altro ex romanista, come lui), cinque gol ma in sette partite nel 2016. Una chicca, un babà, una delizia...

    Formazioni annunciate (solo Lukic novità, al posto di Rincon nel Toro), cambi stagionali insomma nel senso di turni di riposo dal logorio delle tante partite di fila. Dopo 2’ fa gol la Roma, Mayoral è pescato liberissimo in area da un colpo di tacco di Pedro, l’arbitro Massa però fischia il fuorigioco, e tutti si acconciano, ma poi, richiamato da quelli del Var, dice gol. Tutto il resto del primo tempo è un assalto del Torino anzi davvero del Toro (altra cosa), che fa pure vedere buone cose, non sciorinando solo volontà magari rabbiosa ed approssimazione magari insulsa, come di solito accade in frangenti simili. Canonicamente, attaccare vuol dire patire il contropiede. Dopo che Lukic si è mangiato il gol strafacile, col pallone consegnatogli davanti a Mirante dal batti e ribatti di una mischia, Verdi ha collaudato la bravura del portiere giallorosso con tiri da lontano e deviazioni, al 20’ Pedro è sul pallone del 2 a 0, però sbuca come da una quinta magica Mandragora (bel nome da mago, fra l’altro) per il più veemente e preciso dei recuperi. Un minuto dopo Sanabria fa l’acrobata in area, aggancia al limite dell’equilibrio, forse Pelè avrebbe segnato comunque non arriva il gol. Belotti neanche troppo pestato dai difensori (piccole proteste solo per una spintarella di Fazio in area) manda fuori un po’ di volte, disfatto forse dal dopo Covid: e in effetti ha movimenti tutti meno frenetici del solito. E il Toro non passa, e la Roma riesce a mancare un secondo facilotto contropiede...

    Partita sin qui bellissima, nessuno svolazzo sublime e di facciata, tutto sodo, e molta cavalleria fra giocatori, Mirante addirittura consolatore di Sanabria con vistosità paterna. E pure una grossa scoperta, massì: i lanci di piede lunghissimi, che valgono venti passaggi alla tiki-taka onde portare avanti il pallone, del portiere granata Milinkovic (Sirigu sotto post covid), due metri e passa di sicurezza sui palloni alta ma anche di calcio speciale, nel senso di calci che annullano il celebratissimo e sacro centrocampo, facendo pervenire palloni spesso utili, ottimi agli attaccanti capaci di scattare bene e muoversi molto. E il tutto senza senza intermediari.

    La ripresa è uno show della giustizia. Roma avanti con Ibanez di testa, ma poi tutto passa anzi ripassa al Toro, che al 12’ pareggia: Ansaldi, un grande vecchio, crossa splendido per Sanabria, e il piccoletto paraguaiano, ex di troppe squadre che magari di lui non hanno capito niente, si eleva al cielo e brucia Mirante (e batte quel record di cui abbiamo detto…). Poi cominciano i cambi, è ormai un rito. Ricordiamo l’entrata di Rincon e di Zaza (per Sanabria, sì) nel Toro, di Diawara nella Roma, saranno tre nomi importanti per lo score. Poi anche Singo e Baselli e Dzeko, ma Zaza e Rincon saranno cruciali. Al 26’ Belotti si lavora bene una palla guadagnata con tenacia, tira, Mirante para, arriva Zaza e non sbaglia: 2 a 1. Il ritmo rimane sorprendente, il fachirismo dei faticatori contro una stanchezza comunque onesta, senza collassi o nevrastenie. Diawara si fa espellere per doppio giallo e protesta appena come da copione, il minimo sindacale insomma. Ci sono 4‘ di recupero, ancora il tempo per il 3 a 1, e altrimenti la vittoria sarebbe stata nel punteggio persino stretta per i granata: Belotti approfitta della gentile offerta di un difensore e va a fare gol, ma siccome è un vero capitano vede Rincon piazzato meglio e gli dà la palla e il venezuelano segna e così per qualche secondo si toglie quella sua espressione normalmente truce che non ha eguali.

    Si devono anche enunciare i migliori? Massì: Milinkovic (in attesa di sue punizioni che sono dette spaventosamente forti), Mandragora da azzurro per Mancini, Belotti a fine partita salutato dal presidente Cairo in un modo caldo che sa di rinnovo del contratto. Zaza opportunista, è un merito, Verdi in piena mutazione, da punta troppo vaga e vagante a mezzala all’antica. Infine Nkoulou che forse ha convinto la Roma a ritentare di acquistarlo. La Roma, allo stadio Grande Torino, soprattutto di Mirante, di Vetetout, di Mayoral, però tutti di un quid, un niente che può essere tutto, con fame degli avversari, e chissà se soltanto perché il logico algido Fonseca non è un caldo urlante Nicola.


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    IL TABELLINO

    Reti: 3' Borja Mayoral (R), 57' Sanabria (T), 71' Zaza (T), 92' Rincon (T)

    Torino (3-5-2): Milinkovic-Savic; Izzo, Nkoulou, Bremer; Vojvoda (63' Singo), Mandragora, Lukic (70' Rincon), Verdi (82' Baselli), Ansaldi; Belotti, Sanabria (70' Zaza). All. Nicola

    Roma (3-4-2-1): Mirante; Ibanez, Cristante, Fazio; Reynolds (75' Karsdorp), Villar (82' Pastore), Veretout (64' Diawara), Bruno Peres; Carles Perez, Pedro (46' Mkhitaryan); Borja Mayoral (75' Dzeko). All. Fonseca

    Espulsi: Diawara (R)

    Ammoniti: Nkoulou (T), Verdi (T).

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