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Toro, punto sul futuro di Cerci-Immobile
Cosa vorrebbe dire riabbracciare l'Europa, a distanza di 12 anni dall'ultimo “assaggio” (l'Intertoto, con Camolese) e di 20 tondi tondi dalla più recente coppa “importante” (quella delle Coppe, ai tempi di Mondonico)? Vorrebbe dire tanto, per il Torino. E se qualcuno ritiene che gli impegni infrasettimanali potrebbero rappresentare un peso difficile da sostenere per una società non troppo attrezzata né tantomeno abituata a farvi fronte, sotto la Mole il sentimento più diffuso è la voglia matta di tornare a viaggiare per il continente.
Ma cosa comportebbe, fattivamente, l'eventuale qualificazione all'Europa League per il club di Urbano Cairo? Il passaggio del primo turno, per una realtà come quella granata, porterebbe in dote una cifra che oscilla fra i 3 e i 5 milioni di euro. Nulla di trascendentale, forse, ma comunque un gruzzoletto che da solo pagherebbe l'acquisto della seconda metà del cartellino di Ciro Immobile, per fare un esempio. La conquista del trofeo, invece, regala circa 20 milioni al vincitore. Un ammontare non tale da cambiare i destini di un sodalizio, magari, ma sufficiente a coprire – se vi sommiamo gli introiti da botteghino – un'intera annata di gestione economica (gli ingaggi di squadra più staff tecnico granata costano al patron 27 milioni complessivi).
Qui siamo però nel campo dei sogni più sfrenati; il fatto è che, invece, l'accesso alle competizioni internazionali potrebbe portare altri vantaggi, magari non immediatamente monetizzabili ma non per questo meno importanti. Il palcoscenico europeo, per quanto non sia quello principale della Champions, ha il potere di attirare con maggior efficacia i potenziali neoacquisti, nonché di trattenere in casa chi già c'è. Il pensiero va subito ad Alessio Cerci e alla sua voglia di Europa. E gli introiti della coppa avrebbero infine un altro effetto importante, da applicare subito proprio allo stesso Cerci: permetterebbero a Cairo di alzare il tetto salariale, attualmente fissato a 800mila euro. Una possibilità da sfruttare subito per una proposta di rinnovo più interessante al Thierry Henry di Valmontone.
Ma cosa comportebbe, fattivamente, l'eventuale qualificazione all'Europa League per il club di Urbano Cairo? Il passaggio del primo turno, per una realtà come quella granata, porterebbe in dote una cifra che oscilla fra i 3 e i 5 milioni di euro. Nulla di trascendentale, forse, ma comunque un gruzzoletto che da solo pagherebbe l'acquisto della seconda metà del cartellino di Ciro Immobile, per fare un esempio. La conquista del trofeo, invece, regala circa 20 milioni al vincitore. Un ammontare non tale da cambiare i destini di un sodalizio, magari, ma sufficiente a coprire – se vi sommiamo gli introiti da botteghino – un'intera annata di gestione economica (gli ingaggi di squadra più staff tecnico granata costano al patron 27 milioni complessivi).
Qui siamo però nel campo dei sogni più sfrenati; il fatto è che, invece, l'accesso alle competizioni internazionali potrebbe portare altri vantaggi, magari non immediatamente monetizzabili ma non per questo meno importanti. Il palcoscenico europeo, per quanto non sia quello principale della Champions, ha il potere di attirare con maggior efficacia i potenziali neoacquisti, nonché di trattenere in casa chi già c'è. Il pensiero va subito ad Alessio Cerci e alla sua voglia di Europa. E gli introiti della coppa avrebbero infine un altro effetto importante, da applicare subito proprio allo stesso Cerci: permetterebbero a Cairo di alzare il tetto salariale, attualmente fissato a 800mila euro. Una possibilità da sfruttare subito per una proposta di rinnovo più interessante al Thierry Henry di Valmontone.