Torino-Bologna: ti aspetti il grande ex, ma Bianchi è un fantasma
Torino batte Bologna 2-1, Ventura batte Bianchi 1-0. Emerge da un faccia a faccia di Sky, con Massimo Mauro che attacca e Giampiero Ventura che abbozza. 'Ventura, sarà contento che non ha segnato Bianchi dopo averlo mandato via'. 'Mi piacciono queste sentenze di Mauro che mettono serenità', ride Ventura. Il tutto riportato dall'edizione torinese odierna di Repubblica. Bianchi che scende, Ventura che sale, nel gioco del pendolino del Torino dello scorso anno; il tecnico granata vince ma non vuol stravincere e aggiunge: 'Bianchi? Questa è una domanda da fare a Pioli, non a me. Di certo noi abbiamo cercato di far correre molto a vuoto gli attaccanti del Bologna'. Ventura non lo dice, ma Bianchi sembra completamente diverso da quattro mesi fa: era un trascinatore, oggi è uno dei tanti, era un leader oggi sembra quasi depresso. Nella giornata in cui ti aspetti Bianchi, dunque, spunta l’altro ex Natali. L’attenzione di tutti, però, era puntata sull’ex capitano, che è rimasto in letargo, paralizzato com’era da tensione ed emozione e si è preso i primi fischi da attaccante rossoblù. La sua partita inizia un quarto d’ora prima del fischio d’avvio con la corsa sotto la Maratona itinerante per applaudire quelli che son rimasti i suoi tifosi del cuore, con tanti rimpianti reciproci. Poi, però, quando inizia quella che doveva essere la 'sua' partita, Bianchi sparisce: non entra mai nel vivo del gioco sbaglia troppi palloni, sembra svagato ma, più probabilmente, dipende dalla eccessiva tensione accumulata in una settimana diversa dalle altre. E dire che se l’era sognata ben diversamente, tanto da richiamare al Dall’Ara anche il fratello-manager Riccardo, che prima della partita distribuiva sorrisi e parole di fiducia. 'Se segno esulto', aveva detto giorni fa senza ipocrisie, con la speranza di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Ecco perché, al fischio finale, è il primo ad andarsene, come uno qualunque, a testa bassa, mentre il popolo rossoblù è in subbuglio e se la prende un po’ con tutti. Lui, Rolando, si avvicina alla sua panchina, si disseta, giusto il tempo di un abbraccio con il dirigente granata Fabio Bernardi. Dopo la doccia la sua delusione sfocia in un silenzio amaro, che rinnega tutti i proponimenti dei giorni scorsi; un modo come un altro per voltar pagina e guardare avanti.