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  • Torino ad Empoli:|Il punto della paura

    Torino ad Empoli:|Il punto della paura

    Ora che il prato di Empoli si è confermato campo proibito per le truppe granata, il Toro che vuole i playoff deve accendere la tv e - questo pomeriggio - fare il tifo perché il Livorno dell'ex Novellino non faccia bottino pieno a Padova. Tradotto: un successo labronico avrebbe l'effetto di portare gli amaranto davanti a Bianchi e soci prima di Livorno-Frosinone del 29 e trasformare, così, l'ultimo assalto del Toro contro il Padova in un incrocio con l'obbligo di vittoria senza la certezza del visto per i supplementari di stagione. Il verdetto di Empoli, alla fine, appare come il risultato più giusto perché se è vero che i granata sono sempre rimasti aggrappati alla sfida, è altrettanto innegabile come siano stati i ragazzi del Castellani ad offrire le migliori emozioni.


    Equilibrio e ripartenze. Il Toro disegnato da Lerda dà subito l'impressione di volersi sintonizzare su una sfida nervosa e dove non c'è spazio per chi va fuori giri: Gabionetta e Iunco hanno il compito di presidiare le zolle d'attacco, ma, allo stesso tempo, di trasformarsi in difensori aggiunti non appena la truppa di casa prova ad accendersi. L'avvio è un lampo: primo affondo granata, gol. Il merito è di Antenucci che chiede lo scambio a Iunco e, poi, invita il compagno al colpo solitario davanti al portiere azzurro. Iunco non segnava da quasi sette mesi, ma la gioia per il sigillo tanto atteso sconfina nell'amarezza per un problema fisico che lo costringe ad alzare bandiera bianca alla mezz'ora e dopo che un cartellino giallo lo costringerà ai box per squalifica contro il Padova all'Olimpico.

    Il Toro che mette la freccia è la conseguenza di un atteggiamento aggressivo, ma il vantaggio non fa altro che spostare il baricentro della notte dalla parte di uno scatenato Fabbrini e di un acuminato Michedlidze. Rubinho sale in cattedra per ben tre volte nel solo primo tempo: i guantoni del numero uno granata si oppongono con abilità agli affondi dello stesso Fabbrini e per due volte di Gorzegno (in un'occasione l'intervento di Rubinho è stato davvero da applausi). Lerda non smette un attimo di dare ordini e i segnali di come quello visto ieri ad Empoli sia stato un Toro da combattimento arrivano dalla voglia di sacrificarsi che anima, ad esempio, Gabionetta quando l'ex fantasista crotonese arpiona e congela il pallone togliendolo dai tacchetti avversari fino ad un niente della propria area di rigore.

    La notte va avanti a strappi. Si gioca poco, molte sono le interruzioni del fischietto del signor Ciampi: il clima è tipico di un duello da dentro o fuori. Antenucci fa tutto alla perfezione, ma, poi, si perde quando è il momento di colpire; Ogbonna è il solito gladiatore, ma spesso perde la bussola e gli esterni toscani possono puntare la porta granata: il Toro traballa, ma non offre mai il fianco ai guastatori nemici perché i granata si muovono da squadra. In mezzo al campo, si combatte senza esclusione di colpi e botte: De Vezze e De Feudis devono cucire e opporsi alla velocità di esecuzione dei baby Valdifiori e Masucci.

    Il Toro ragiona, l'Empoli si rimette in linea di galleggiamento con un acuto del giovane Valdifiori (da applausi la saetta da venticinque metri) e, poi, prova a centrare l'unico risultato - i tre punti - con le armi spuntate. Sui titoli di coda l'ultimo sobbalzo: Sgrigna si crea lo spazio per pungere, Pelagotti è bravo. Tutto rimandato a oggi: un senso alla nona fatica granata senza macchia lo darebbe soltanto una non vittoria del Livorno.


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