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Tonali: "C'è l'idea tornare al Milan, addio difficile per aiutare il club. La Juventus a gennaio? È mancato un passaggio"
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A 24 anni ha ritrovato la serenità smarrita. Sandro Tonali, centrocampista del Newcastle e della Nazionale, oggi ha ripreso in mano la propria vita. A raccontarlo è stato lui stesso in una lunga intervista concessa a Enrico Currò per il mensile ‘U’ di Repubblica. Il classe 2000 si è lasciato alle spalle un periodo difficile, in cui ha convissuto con un peso insostenibile, una dipendenza che lo portava a impugnare il telefono e a scommettere compulsivamente sulle partite. Dopo mesi complicati, segnati da una squalifica di un anno per scommesse, Tonali è riuscito a risalire la china. Ha affrontato con determinazione un percorso delicato per combattere la ludopatia e, una volta riconquistato l’equilibrio personale, ha ritrovato anche il suo ruolo di primo piano sia nel club inglese che nell’Italia di Spalletti.
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Tonali ha parlato del lungo percorso per mettersi alle spalle la ludopatia e delle esperienze a contatto con bambini e adulti tra scuole e fabbriche in Italia e Inghilterra, ma anche di aver rifiutato l'Inter e delle chiamate di Paolo Maldini e Gattuso.
Il centrocampista ha raccontato a cuore aperto il doloroso addio ai rossoneri, ma anche dell’idea di tornare a vestire la maglia del Diavolo e la verità sulle voci sul possibile trasferimento alla Juventus nello scorso mercato di gennaio.
CALCIATORE - “È stato uno dei primi sogni e mi è bastato: gli altri li ho lasciati stare. Da bambino, nel Lombardia1 a Milano, ero il più bravo e a Piacenza anche, malgrado fossi il più basso. Invece al Brescia ho dovuto superare delle difficoltà. Ma la passione, il divertirmi e riuscire a fare cose che gli altri faticavano a fare, mi ha permesso di capire che ero più bravo della media”.
TELEFONINO - “Nell’ultimo anno non l’ho avuto per 6 mesi. Certo ho provato un senso di libertà: la sensazione di essere a posto anche senza. Prima non potevo fare da stanza a stanza, oggi lo prendo quando esco di casa e lo lascio rientrando. Lo riprendo solo se mi chiamano mamma, papà o qualche mio familiare. E coi social il rapporto è minimo”.
L’ADDIO AL MILAN - “È difficile, non puoi decidere da solo. È un mondo con tanti soldi: per i calciatori e per i club. Quando dici no, deve esserci anche quello del club. Nelle trattative è difficile che ci siano due no o due sì: c’è sempre un sì e un no. Nelle grandi squadre, con tanti soldi in ballo, la bandiera diventa un’utopia. Con il mio trasferimento da una parte ho tolto e dall’altra ho dato, aiutando il Milan a tenere il bilancio in attivo”.
RITORNO - “Non ho rimorsi. L’idea di tornare al Milan un giorno c’è, ma non è il pensiero quando mi sveglio al mattino”.
LE VOCI SULLA JUVE A GENNAIO - "Con i miei procuratori non ne abbiamo mai parlato. E so, per esperienza, che se non arrivi a quel passaggio non c’è nulla di concreto. E comunque qui sto bene con me stesso, ho trovato la mia linea e non è il caso di stravolgerla ancora. Voglio vincere per i tifosi del Newcastle, tra poco avremo la prima occasione a Wembley”.
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Tonali ha parlato del lungo percorso per mettersi alle spalle la ludopatia e delle esperienze a contatto con bambini e adulti tra scuole e fabbriche in Italia e Inghilterra, ma anche di aver rifiutato l'Inter e delle chiamate di Paolo Maldini e Gattuso.
Il centrocampista ha raccontato a cuore aperto il doloroso addio ai rossoneri, ma anche dell’idea di tornare a vestire la maglia del Diavolo e la verità sulle voci sul possibile trasferimento alla Juventus nello scorso mercato di gennaio.
CALCIATORE - “È stato uno dei primi sogni e mi è bastato: gli altri li ho lasciati stare. Da bambino, nel Lombardia1 a Milano, ero il più bravo e a Piacenza anche, malgrado fossi il più basso. Invece al Brescia ho dovuto superare delle difficoltà. Ma la passione, il divertirmi e riuscire a fare cose che gli altri faticavano a fare, mi ha permesso di capire che ero più bravo della media”.
TELEFONINO - “Nell’ultimo anno non l’ho avuto per 6 mesi. Certo ho provato un senso di libertà: la sensazione di essere a posto anche senza. Prima non potevo fare da stanza a stanza, oggi lo prendo quando esco di casa e lo lascio rientrando. Lo riprendo solo se mi chiamano mamma, papà o qualche mio familiare. E coi social il rapporto è minimo”.
L’ADDIO AL MILAN - “È difficile, non puoi decidere da solo. È un mondo con tanti soldi: per i calciatori e per i club. Quando dici no, deve esserci anche quello del club. Nelle trattative è difficile che ci siano due no o due sì: c’è sempre un sì e un no. Nelle grandi squadre, con tanti soldi in ballo, la bandiera diventa un’utopia. Con il mio trasferimento da una parte ho tolto e dall’altra ho dato, aiutando il Milan a tenere il bilancio in attivo”.
RITORNO - “Non ho rimorsi. L’idea di tornare al Milan un giorno c’è, ma non è il pensiero quando mi sveglio al mattino”.
LE VOCI SULLA JUVE A GENNAIO - "Con i miei procuratori non ne abbiamo mai parlato. E so, per esperienza, che se non arrivi a quel passaggio non c’è nulla di concreto. E comunque qui sto bene con me stesso, ho trovato la mia linea e non è il caso di stravolgerla ancora. Voglio vincere per i tifosi del Newcastle, tra poco avremo la prima occasione a Wembley”.
Commenti
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Aiutare il club in che senso ??? Non ci sono soldi ?