Tomovic, due esami:| 'La Slovenia, poi il Grifone'
«Torno subito». Belgrado si ricorda d’essere fredda a ottobre e s’adegua, sciogliendosi in pioggia, dopo l’1-1 del Marakanà fra Serbia e Italia. «Torno subito, solo un minuto e ci vediamo qui». Nenad Tomovic indossa la tuta bianca della Nazionale, sta per rientrare nel centro federale a 40 chilometri dalla capitale, per la clausura che porta alla sfida di martedì con la Slovenia a Lubjana, quando alla squadra del ct Petrovic servirà la vittoria per andare ai playoff di qualificazione all’Europeo.
Il difensore contro gli azzurri era nei 18, ma è rimasto a osservare dalla panchina. Nenad sorride tranquillo: «Avrò le mie occasioni, me le conquisterò. Adesso conta soltanto battere la Slovenia». È tornato subito. «Scusa, dovevo accompagnare un momento mio fratello all’auto. Mettiamoci qui». Sotto un balcone che un poco ripara dalla pioggia, più fitta. A 24 anni, ha viso ancora adolescente sotto la barbetta, ma gli occhi languidi quasi somigliano a quelli dei vecchi che siedono a fumare e sorseggiare nei caffè belgradesi, piuttosto che allo sguardo più metallico di tanti suoi coetanei. E, come sull’uscio del caffè, Tomovic scrolla qualche goccia d’acqua dalla spalla destra, si sporge e guarda al cielo. «Chi l’avrebbe detto ieri che sarebbe venuto freddo e che avrebbe piovuto così». Due chiacchiere sul meteo. «A Genova com’era?». Bello. «Magari dura finché arrivo io». Torna domenica prossima con il Lecce, a sfidare il Genoa.