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    Timossi: fate finta che questo Genoa sia nato ieri

    Timossi: fate finta che questo Genoa sia nato ieri

    Fate finta che il Genoa sia nato ieri e non abbia vinto nove scudetti. Fate finta che non sia la squadra più antica d’Italia, ma che ne sia arrivata prima un’altra, venuta fuori dove tra stormi di zanzare cresce il riso. Fate finta che il Genoa non abbia avuto almeno tre grandi allenatori, non abbia portato in Italia uomini come Abbadie, Aguilera, Milito, Thiago Motta. Fingete che Diego Perotti non abbia le potenzialità per vincere tra un po’ il pallone d’oro e che costi ancora 14 milioni, come quando lo voleva la Juventus. Anzi di più, “venti, a me  e alla Fiorentina ne chiesero 20”, come mi ha raccontato qualche mattina fa, nel vento di Genova, Pantaleo Corvino, genoano del Salento che finalmente ha ritrovato il lavoro e la forza di ripartire da Bologna. Ah, Perotti il Genoa lo ha pagato 350.000 euro, perché dicevo che era rotto, stessa cosa che raccontavano di Thiago Motta, prima che riportasse il Grifone in Europa e poi facesse triplete con l’Inter.  

    Fate finta che Franco Scoglio non sia stato il Professore del calcio italiano,
    mentre disegnava la catena di destra, inventava schemi a rombo con posate e bicchieri, per poi attaccare i suoi nemici citando l’Asino d’Oro di Apuleio. Fate finta che il Genoa non abbia la più variegata e antica tifoseria d’Italia, un Gradinata che è un grido che ti alza dal prato, amore infinito ed eccessi a sprazzi difficili da perdonare. E fate finta che in tutte le squadre d’Italia, d’Europa e del mondo, ci siano allenatori come Osvaldo Bagnoli e Gian Piero Gasperini, uomini capaci di dire ai loro tifosi, “per me state sbagliando”. Fate finta che Gasperini non sia un grande allenatore per quello che fa vedere in campo e per la lealtà che sa dimostrare fuori. Fate finta che tutti, ma proprio tutti, non lo abbiamo mai mollato, anche quando lo presero a calci in culo nell’Inter, “perché uno così non è pronto per una grande”. Ora sono tutti amici, lo invitano nei più importanti salotti tv  e magari i vecchi amici neppure gli telefonano più per fargli i complimenti.

    Fate finta che Enrico Preziosi stia per mollare il Genoa, “perché comunque prima o poi lo farà”. Intanto però, al netto del suo carattere aspro come i monti dell’Irpinia e delle tante battaglie ingaggiate con chi la pensa diversamente da lui, sono più di dieci anni che tira dritto e questa volta ha probabilmente costruito la miglior squadra della sua storia rossoblù. Fate finta che Perin sia troppo giovane per essere un portiere da due anni titolare in serie A, che Sturaro sia un ragazzino e Bertolacci sia una meteora per trovare continuità nell’Italia ricostruita da quel buontempone di Antonio Conte. Fate finta che Pippo, Pippo Spagnolo il padre di tutti i genoani, sia ancora in questo mondo e dica nel suo dialetto scivolato, “si, va bene, ma qualcosa Gasperini sbaglia sempre qualcosa, fidatevi, belin io il Genoa l’ho visto anche in serie C”.  

    Però adesso che il Genoa è terzo sai che ti puoi fidare: di Gasperini, di Pippo, pure di Preziosi e di Perotti che piange dopo aver battuto il Milan. Il Genoa resta il Genoa, anche nella terza dimensione. Si alza tondo e va a dormire tondo, pure ora che tutto quadra. Si sveglia balordo e va a riposare balordo. Perché è la squadra più antica, perché ha vinto nove scudetti. Perché ha una maglia che rapisce. Ha il rosso che è il colore dell’amore e il blu che è come l’acqua del suo porto, mare e industria che non c’è più. Perché ha pianto e gioito per quel gran puttaniere di Aguilera e per quel Principe di Milito. Li ha lasciati partite, come fanno le donne con i marinai, ma già sapeva: un giorno da qualche bastimento sarebbe sceso uno come Perotti. I genoani sono così, come scriveva Charles Bukowski: “Il problema è che le persone intelligenti sono piene di dubbi, mentre le persone stupide sono piene di sicurezze”. Per i genoani è bello avere sempre qualche dubbio: anche dopo aver battuto il Milan. 

    Giampiero Timossi (giornalista de Il Secolo XIX)

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