Timossi: Abel & C., Cairo sfida la Juve
Partiamo dalla notizia, con modi urbani. Il Torino sta puntano forte su Abel Hernandez, attaccante uruguaiano, 25 anni il prossimo 8 agosto, già promessa del Penarol, esploso in Italia con il Palermo (31 gol in 111 presenze), venduto una stagione fa agli inglesi dell’Hull City per la bella cifra di 12 milioni di euro. E’ un talento puro, attaccante di livello mondiale (sfortunato protagonista in Brasile), ha subito un duro infortunio, non ha particolarmente brillato in Premier, ha voglia di lasciare le “Tigri” e tornare in Italia. Non sarebbe il primo colpo del Toro. Che ha già ingaggiato dal Cagliari il difensore Avelar, uno che sa fare un po’ tutto, anche l’esterno di centrocampo. E possiede ottimi margini di crescita. Non solo: la squadra del presidente Urbano Cairo ha messo a segno il colpo Acquah (anticipato per Calciomercato.com con un tweet del 15 giugno), centrocampista ghanese, 23 anni, cartellino dell’Hoffenheim, diritto di riscatto fissato in 2,8 milioni, ultima stagione in prestito alla Samp. Toro, Toro, Toro: aspettando Abel Hernandez fanno tre. Certo, magari Darmian andrà al Napoli, ma la sensazione è quella che Gianluca Petrachi, direttore sportivo granata, stia costruendo una squadra più forte rispetto a quella che ha già fatto bene (molto bene) nelle ultime due stagioni.
Urbano Cairo è un uomo ambizioso, un alessandrino che ha fatto fortuna a Milano e non pare intenzionato a fermarsi. L’ultima volta che l’ho intervistato era il 26 dicembre di qualche anno fa, lavoravo ancora alla redazione torinese della Gazzetta dello Sport. Il Toro di Urbano stava per tornare in Serie A, di quella intervista ricordo una cosa in particolare. Chiesi a Cairo di darsi un voto per l’annata del suo club. Partì da 6. Mi richiamò tre volte, si alzò il voto fino a 7.5. Pensai: è un gigante. Scrissi dell’escalation telefonica, lui sorrise, in fondo pure quello ero un modo originale di comunicare. All’inizio Cairo veniva citato soprattutto perché era l’unico ad aver fregato Silvio Berlusconi. Nel senso: era partito raccogliendo pubblicità per il Cavaliere, poi con la stessa reclame si era messo in proprio fondando il gruppo editoriale Cairo. Sogna un quotidiano tutto suo, magari uno sportivo, dicevano che potesse allearsi con la famiglia Della Valle e comprarsi tutta la Gazzetta dello Sport. Intanto si è comprato La7, che adesso è la tv più cult che c’è. I tifosi del Torino lo contestano quasi sempre. Però i tifosi del Torino sono magnifici per questo: sempre di lotta, mai di governo. Lui lo sa, nel 2010 disse di voler vendere il club, troppe le critiche. Non faceva sul serio. Ha vinto con la Primavera l’ultimo scudetto, nello stesso anno nel quale la Juventus vinceva un altro campionato di Serie A. In fondo è anche questa la 'magnifica' sciagura dell’Urbano granata.
Ha un ottimo allenatore, il Toro di Urbano. Solo che qualche volta Cairo e mister Ventura litigano, come fanno sempre i 'mandrogni' e i genovesi del Ponente operaio. L’ultima volta che tra i due salì la tensione, il presidente cercò di portare Maurizio Sarri a Torino. Il tecnico rivelazione dell’ultima stagione aveva già salutato l’Empoli e stava davvero trattando con il Cagliari. "Troppi aerei da prendere per andare e venire dalla Sardegna, ci devo pensare", disse Sarri. E nell’attesa ecco che i dirigenti sardi videro inserirsi il Torino. La notizia dell’inserimento (vista e spifferata) venne pubblicata da Calciomercato.com. Era così vera che arrivò la decisa smentita del club. Decisa, pure un po' arrabbiata, ma pur sempre urbana, come è nello stile del club: non è poca cosa visto le facce di tolla che circolano da altre parti. Ci sta, perché il Toro ha già un ottimo allenatore come Ventura, perché in fondo Cairo vuole tenersi stretto quel genovese ruvido come le pietre della sua città. Poi comunque arrivò il Napoli, ingaggiò Sarri e la storia finì così. Però l’Urbano granata aveva fatto sapere in giro che lui poteva. Poteva prendersi non solo La7, ma anche l’allenatore più cult della nuova Serie A. E solo per questo credo meriterebbe un bel 10.
Giampiero Timossi