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  • Tifosi Lazio: ecco com'è nata la coreografia del derby

    Tifosi Lazio: ecco com'è nata la coreografia del derby

    Intervistato dal sito Repubblica.it Massimo Di Clemente, in arte 'Disegnello', racconta la genesi della coreografia realizzata dalla Curva Nord della Lazio in occasione dell'ultimo derby. 'Sul tavolo c'erano varie idee, come sempre ci riuniamo e decidiamo tutti insieme cosa realizzare a seconda del momento che sta vivendo la squadra - spiega il ragazzo -. Proprio per questo siamo partiti dalla frase A te ho giurato fedeltà eterna, a te darò eterno amore. Allora ho cercato tra le opere di Canova, perché lo conoscevo bene avendolo studiato all'Accademia delle Belle Arti. Un tema, quello dell'amore, che lui ha espresso sia nell'opera Amore e Psiche, che in quella che poi abbiamo scelto, Adone e Venere. In quella carezza è racchiuso tutto l'amore tra i due soggetti principali. Adone sta per andare a caccia e Venere gli si avvicina per metterlo in guardia. I due si guardano negli occhi, e lei lo saluta passandogli la mano sul volto. È un atto d'amore e un gesto molto romantico. Abbiamo trasformato il disegno allungandole la veste, colorandolo di biancoceleste e scrivendoci sopra S.S. Lazio. Questo perché noi tifosi siamo rappresentati da Adone, mentre la Dea Venere è la Lazio. In più, abbiamo aggiunto accanto un capitello ionico con sopra ben in vista la Coppa Italia. La tecnica? Non l'ho inventata io (sorride, ndr), ma la usavano anche Michelangelo e Raffaello. Ho studiato decorazione pittorica all'Accademia delle Belle Arti con il professor Gino Marotta, che mi ha formato e che purtroppo è venuto a mancare un anno fa. Con lui ho imparato che tanto per disegnare la Cappella Sistina, quanto per qualsiasi affresco, si utilizza sempre il metodo del quadrettato. Sostanzialmente si esegue il disegno normale su cartoncino, poi viene quadrettato in centimetri per poi riportarlo dove si vuole in scala ingrandita. Tracciamo dei punti sulla tela e io passo per disegnare. Non è semplice, perché l'opera è gigante e si devono valutare pure gli effetti ottici della Curva, che scendendo verso la vetrata è quasi orizzontale, mentre salendo in direzione del tabellone diventa verticale. Per questo dobbiamo dare anche una sorta di prospettiva'.

    'Le risorse economiche? Più persone partecipano e meglio è - afferma Di Clemente -. Diciamo che ne occorrono almeno una ventina per mettere le plastiche e non sporcare il capannone che affittiamo per lavorare, per stendere la stoffa. Viene fatta una colletta per comprare vernici, stoffa, decorazioni e qualcosa da mangiare durante i lavori. In totale servono circa sette-ottomila euro, certe volte anche di più. Siamo un'equipe tosta, composta da ragazzi volenterosi. Ci organizziamo perfettamente: c'è chi fa striscioni da una parte, chi va a comprare le vernici, chi addirittura si sposta e va in trasferta per prendere decorazioni e chi sta vicino a me totalmente e prende i punti, mi ricorda le misure, mi aiuta a stendere la stoffa mentre traccio la linea. Un gran lavoro, insomma. Che facciamo con piacere, perché nel mentre ci divertiamo, raccontandoci vecchi aneddoti di Curva e di trasferte. Si crea un'atmosfera intima molto bella. Senza l'aiuto di tutti i ragazzi non sarebbe possibile realizzare queste coreografie. Le tempistiche? In questo caso ci è voluto il doppio del tempo, perché il capannone che abbiamo affittato era lungo 40 metri e largo 18, mentre la coreografia era 40×30. Quindi abbiamo dovuto lavorare a metà, facendo prima una parte, arrotolando la stoffa e poi realizzando l'altra. Complessivamente mi sono servite circa 16 ore: sono entrato alle 19.30 di sera e me ne sono andato alle 7.30 del mattino successivo, e a queste vanno aggiunte altre quattro ore del giorno precedente. Se ci fosse stato uno spazio più grande sarebbe stato tutto più semplice. Poi il giorno del derby i ragazzi fanno la veglia e proteggono la stoffa fino a che non viene portata allo stadio su un furgone. Dopodiché viene srotolata con attenzione per evitare di metterla storta. È una responsabilità enorme nei confronti di tutto lo stadio, c'è sempre un po' di preoccupazione e mi domando se alla fine sarà bella e soprattutto se riuscirà a caricare i giocatori. Anche loro la guardano, nei giorni scorsi Mauri e Biglia sono passati nel mio studio e mi hanno detto che ne sono rimasti affascinati. Quello è il nostro obiettivo principale: caricare e spingere la squadra nei momenti difficili. È fondamentale vincere il derby sugli spalti prima ancora che cominci la gara. Quando finalmente viene svelata mi sento come un bambino, mi viene da piangere. È un momento magico. E quando il 26 maggio dopo la vittoria della Coppa Italia è stata distesa sul campo stavo quasi svenendo per l'emozione. Le opere precedenti? La più strutturata e difficile è stata quella in cui ho disegnato il Colosseo (21 marzo 2004, ndr). Abbiamo realizzato tutti e tre i livelli: ionico, dorico e corinzio. Era talmente grande che riuscivo a entrare dentro un arco. È stata abbastanza difficile. Così come quella con il padre che allaccia lo scarpino al figlio (8 aprile 2013, ndr) e, soprattutto, quella di Gabriele Sandri (11 novembre 2012, ndr). Portare il suo volto in Curva era una responsabilità importante. Ma sono belle anche le prime, che creavo senza neanche i punti perché non seguivo l'accademia. Le facevamo per la strada, ma c'è da dire che venivano bene lo stesso'.

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