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Thuram: 'Razzismo? Mia madre mi ha detto di rassegnarmi. Tocca ai calciatori bianchi, finché stanno zitti...'
Anche da bambino io riflettevo sul razzismo: in Guadalupa no, solo quando sono arrivato a a scuola a Parigi mi hanno detto sporco nero. E lì me ne sono chiesto la ragione. E la mia mamma mi ha detto: rassegnati, le cose non possono cambiare. Per fortuna non ho ascoltato mia madre, mi sono messo a leggere, ho studiato la storia, ho incontrato delle persone, ed è così che sono arrivato al Mondiale consapevole di tanti pregiudizi. È assurdo dire che non sei francese perché hai gli occhi azzurri. Il razzismo è una trappola, un’ideologia politica che va avanti perché c’è gente che ci guadagna. Il razzismo è arroganza, è pensare di avere sempre ragione, è non volere ascoltare gli altri. Bisogna uscire da questa arroganza per diventare esseri umani. Per sconfiggerlo bisogna abbattere i pregiudizi. Pregiudizi che nascono quando cresci. Ma i bambini non dicono sono bianco o sono nero, ma sono marrone, rosa, beige. Anche nel mondo del calcio ci sono queste abitudini, i giocatori bianchi gli allenatori bianchi possono fare tanto, se non fai niente vuol dire che accetti uno stato di cose.
I giocatori devono dire: sì c’è razzismo in Italia. E lo dici perché ami l’Italia e vuoi cambiare le cose. Se tu hai un problema, io ti devo aiutare, non è che ti devo chiedere prima da dove viene e che colore della pelle hai. Quando gridi che Koulibaly è una scimmia tu fai violenza, colpisci non solo lui ma tanta gente. Una persona deve aiutare un’altra persona perché abbia gli stessi diritti. Per uscire dal razzismo tu non devi pensare come un francese, un italiano, un nero, un bianco, un senegalese, ma come un essere umano”.