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    Thohir: 'I soldi non bastano mai, Moratti ci aiuterà e spenderemo quando serve'

    Thohir: 'I soldi non bastano mai, Moratti ci aiuterà e spenderemo quando serve'

    Thohir: "Non sono alto, né magro, né bello, ma rifarò grandi l'Inter e la Serie A". 
    In un'intervista al quotidiano La Repubblica, Erick Thohir racconta il suo primo anno da presidente dell'Inter: le critiche al mercato, Mazzarri, Moratti e gli ultimi attacchi razzisti. Replica e svela i piani. 

    E' tra un sorso di acqua minerale e una cucchiaiata di fruit salad che infine Erick Thohir, dopo un'ora di faccia a faccia sempre guardandoti fisso negli occhi, confessa allude e promette, lo sguardo che da sorridente si assottiglia fino a due quasi minacciose fessure: "La prenda come una battuta, o no. Non sono alto, né lo sarò mai. Non sono magro. Per molti non sono neppure bellissimo: questi sono fatti e non li nego. Ma sappiate che sono un grande lavoratore. Ed è lavorando che proverò a far tornare grandi l'Inter e la serie A". 


    Eppure, mister Thohir, lei di recente ha incassato qualche uscita vagamente razzista, no?
    "Mio padre mi ha insegnato che per avere rispetto bisogna dare rispetto e che ricevere critiche è un'ottima cosa: ci costringe a chiederci se e dove abbiamo sbagliato. Non credo che gli italiani siano razzisti. La maggior parte è passionale e affettuosa, poi non posso negare che ci siano singoli casi di mancanza di rispetto. Il presidente Ferrero si è scusato per lettera, dice che c'è stato un difetto di comunicazione. L'ho invitato a un incontro per conoscerci, per discutere di cose davvero importanti come il futuro della serie A". 

    Notizie della signora Christillin? 
    "Nessuna. Non la conosco. So che ha diffuso un comunicato. It's up to her : spetta a lei fare qualcosa, se vorrà". 

    Sabato lei compie un anno da presidente dell'Inter: bilancio? 
    "Ottimo. Siamo tornati in Europa ed era il nostro obiettivo, siamo al comando del girone, manca un punto per qualificarci. Fuori dal campo abbiamo rinnovato tutto il management con professionisti di valore e lo miglioreremo ancora. Ci saranno novità". 

    Ancora stranieri o anche qualche italiano, finalmente? 
    "Non è questione di nazionalità, ma di nostri bisogni e di competenze. Ci saranno sia italiani sia stranieri". 

    Con Moratti come va, dopo le sue dimissioni? 
    "Benissimo. Siamo sempre in contatto, a Milano ci vediamo. Rispetto le sue decisioni ma lui è sempre nel club, ha un 30% di quote, è un grande tifoso dell'Inter, ci aiuterà ancora. Ho enorme rispetto per lui: in 18 anni alla guida dell'Inter ha vinto 16 trofei. Io al confronto sono niente. Anzi ho già detto che non riuscirò a eguagliare i suoi successi". 

    Capitolo Mazzarri: resta, va via, barcolla? 
    "Non gli ho mai dato ultimatum, anche se a volte lo leggo. Anzi, ho ripetuto già 6 o 7 volte la stessa cosa e lo faccio anche con lei: credo nel progetto avviato con Mazzarri, lui può stare tranquillo, sappiamo che per sviluppare un piano ci vuole tempo. Ma al tempo stesso bisogna anche ottenere risultati". 

    E se i prossimi saranno negativi? 
    "Ne discuteremo come al solito tra noi. Ora abbiamo il problema degli infortunati che ci danneggia. Ma la squadra è buona". 

    Cosa ha capito e cosa non le piace dell'Italia? 
    "Non ragiono in termini di "mi piace" o "non mi piace". Voglio adattarmi, rispettare la cultura del luogo. Il campionato è difficile, molto tattico, ricco di sorprese e passionale, alla fine tutti piangono, chi perché ha vinto e chi perché ha perso. Inoltre l'Italia ha un patrimonio inestimabile: le sue "pop cultures", tendenze globali. Gli Usa hanno esportato ovunque gli hamburger, la musica, il cinema. L'Italia le auto, la moda, il cibo... Sono rari i paesi che hanno marchi globali, infatti altri provano a costruirseli: il Giappone negli anni '70 con l'elettronica, ora la Corea del Sud. È un privilegio essere una guida per il pianeta, rendetevene conto e buttatevi nella globalizzazione, senza paura. Guardate gli Usa: sono leader, ma cercano sempre di migliorarsi". 

    Qual è il metodo-Thohir? 
    "Parto sempre da dati e statistiche. Poi ci vuole un ottimo management: ho molte aziende e viaggio sempre, così i miei staff sono i miei occhi, ogni giorno. Da presidente do una visione, un piano strategico, poi ne discutiamo. Strategia e competenza sono le parole magiche che portano ai risultati, non bastano solo le sensazioni e le intuizioni, o pregare che le cose vadano bene: a volte Dio ti aiuta, a volte no. Credo nelle decisioni collegiali. Una volta ho detto "Non sono Superman", stavolta dico che un'azienda funziona se ha degli Avengers, dei supereroi che lot- tano insieme... Dopo aver ascoltato tutti, prendo decisioni. La cosa migliore è prendere una buona decisione; peggio è prendere una decisione sbagliata; la cosa peggiore in assoluto è non prenderne alcuna. Inizio a lavorare il mattino e torno a casa alle 11 di sera. In Indonesia ho una trentina di aziende, tutte con ottimi risultati: la nostra radio e la news tv sono le numero 1, la tv di intrattenimento al numero 2 come il giornale Republika. Il mio gruppo è il secondo o il terzo del paese". 

    Dicono: ma chi è Thohir? Chi ha dietro? È ricco o no? 
    "Non sono così misterioso. Quando sono entrato nel board dei Sixers, in Nba, o nel Dc United, nel soccer, gli americani mi hanno controllato come fanno loro: c'era un dossier di 600 pagine su di me... Investimenti, patrimonio, se pagavo le tasse o no. Il denaro è importante, ma non è fondamentale quanto la competenza, che ti fa arrivare dovunque e ti fa vincere. I Sixers e i Dc United hanno ottenuto risultati, la mia squadra di calcio in Indonesia ha vinto l'ultimo campionato, quella di basket 8 degli ultimi 14...". 

    Si dice: sull'Inter non ha messo denaro, solo prestiti dalle banche. 
    "Quando un'azienda acquista un nuovo gruppo deve affidarsi alle banche, è inevitabile per poter sviluppare strategie e non distruggere tutto. I soldi non sono mai abbastanza. La manovra di rifinanziamento del debito dell'Inter non ha precedenti in Italia e in Europa: su 230 milioni, il 90% viene da banche estere che hanno creduto nel modello di sviluppo del club. È la global economy che sbarca in Italia. Negli ultimi mesi intorno all'Inter c'è stato un movimento di denaro di quasi 450 milioni". 

    Ancora: Thohir è tirchio, non compra giocatori. 
    "Da gennaio ne sono arrivati sette, con varie formule. Spenderemo ancora in futuro. Ora attendiamo verso febbraio le decisioni sul Fair Play Finanziario, poi capiremo come muoverci. A Nyon abbiamo presentato il nostro piano quinquennale, siamo in contatto con l'Uefa ogni settimana per correzioni e confronti, Platini era contento che un proprietario andasse là a spiegare i suoi piani. Rispettiamo la norma, è giusta, tra l'altro nel 2012 a presentare il Ffp c'era un dirigente dell'Inter, Ernesto Paolillo. Top players in futuro? Aspettiamo. Il grande nome, da solo, non garantisce vittorie e per una squadra ci vuole stabilità. Spenderemo. Al momento giusto". 

    Per risollevare i ricavi è necessario sbarcare in Asia? 
    "Sì perché è un mercato da circa 3 miliardi di persone, e negli Usa, dove siamo andati nelle ultime estati. Ora puntiamo sull'Asia. Stiamo studiando in quali paesi il nostro marchio può penetrare meglio, dove ci sono più tifosi potenziali. Vogliamo creare eventi, prima di andare. Porteremo la nostra Academy in Arabia Saudita, India e Giappone". 

    Perché a Milano non prende casa, ma alloggia in hotel a 5 stelle lusso? 
    "Perché nei miei brevi viaggi l'hotel è più adatto alle mie esigenze, tra riunioni e altro. Col tempo, venendo più spesso, cercherò un bell'appartamento". 


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