The Economist senza pietà: Blatter dinosauro, Platini ex calciatore, cambiare subito la Coppa del Mondo
Quindi è triste che il torneo cominci sotto una nube grande come lo stadio di Maracana. Documenti ottenuti dal Sunday Times hanno rivelato presenza di fondi neri distribuiti per aiutare il Qatar ad ottenere il diritto di ospitare la Coppa del Mondo nel 2022. C’è qualcuno sulla terra che pensa che l’idea di assegnare i mondiali a una zona araba in piena estate sia stata una buona idea? Perché il football è ancora dietro agli altri sport come rugby, cricket e tennis nell’utilizzo della tecnologia in merito alle decisioni arbitrali? E perché il più grande gioco del mondo è gestito da un tale gruppo di mediocri, Sepp Blatter in testa, fin da 1998? In qualsiasi altra organizzazione, gli scandali finanziari senza fine avrebbero azzerato il management. Ma più che altro, proprio lui sembra disperatamente fuori epoca; dai commenti maschilisti sulle donne all’interruzione del minuto di silenzio per Nelson Mandela dopo solamente 11 secondi, il 78enne boss è il genere di dinosauro che mantiene una gestione da anni ‘70. Ne rincuora che i tentativi di fermare il Sig. Blatter siano condotti da Michel Platini, una volta un centrocampista meraviglioso, oggi dirigente che ha sostenuto la candidatura del Qatar.
Molti fans di calcio sono indifferenti a tutto questo. A loro interessa il bel gioco, non i vecchi abiti stanchi che lo gestiscono. Ma sbagliano a pensare che non ci sia un prezzo e salato per tutto ciò. Corruzione e compiacenza dei vertici rendono sterile la lotta agli imbrogli sul campo. Durante la Coppa del Mondo si arriverà a scommettere un miliardo di euro a partita. Grazie a forti pressioni esterne per attuare riforme strutturali, FIFA ha recentemente coinvolto valide personalità fra le quali Mark Pieth che avranno un compito molto arduo.
Ma chi vorrà ascoltare le sue relazioni sapendo che a capo dell’organizzazione c’è sempre il Sig. Blatter?
Inoltre un evento come il mondiale rappresenta una grande opportunità di costi e spese spesso incontrollate oltre che di opportunità per regimi in cerca di visibilità anche a danno dei paesi limitrofi.
In realtà il football non è così globale come sembra. La conquista dei tre più grandi paesi del mondo: Cina, India ed America è fallita. Negli Stati Uniti il calcio si gioca ma non si guarda in tv. In Cina ed India accade l’opposto. Entrambe le nazionali non giocheranno infatti in Brasile.
A difesa della FIFA, va detto che la reticenza del tre paesi è connessa alle diverse tradizioni sportive storiche e culturali, in particolar modo il cricket in India che la fa da padrone. Il soccer sta guadagnando lentamente terreno negli Stati Uniti, la prima generazione di genitori sta trasferendo la passione ai propri bambini. Ma questo sottolinea una volta di più la pazzia della FIFA che assegna la coppa al Qatar e non all'America. E la brutta aria che si respira nella sede centrale della FIFA in Svizzera non invoglierà certo i fans cinesi già alle prese con la corruzione che impera nelle proprie leghe di calcio nazionale.
Sarebbe importante liberarsi del Sig. Blatter, ma questo non risolverebbe il problema strutturale della FIFA. Sebbene sia giuridicamente un’organizzazione senza scopo di lucro, FIFA non ha padrone. Quelli che potrebbero controllarlo tipo le federazioni nazionali, dipendono dai suoi soldi. Così FIFA ha una natura monopolistica sul football mondiale. Un'entità come questa dovrebbe essere regolata, ma FIFA non risponde a nessuno stato.
Qualcosa comunque potrebbe essere fatto. Almeno lo stato svizzero potrebbe effettuare una profonda pulizia o tassare adeguatamente la FIFA. Gli sponsor dovrebbero spingere per l’ingresso di nuova tecnologia: moviole in campo e quant’altro necessario a rendere questo gioco più moderno.
Resta l’ostacolo più duro e riguarda la designazione dei paesi ospitanti. Una scelta sarebbe optare per la Coppa del Mondo in un solo paese e lasciarla li; ma la squadra di casa di quella nazione avrebbe un grande vantaggio, e poi i tornei traggono profitto dal cambiare sede ogni volta.
Una scelta economicamente razionale sarebbe dare al vincitore del mondiale, ed ogni campione successivo, l’opportunità di ospitare il torneo otto anni dopo o cedere l’opzione di ospitalità al miglior offerente. Quello favorirebbe le nazioni calcisticamente più evolute. Ma visto che la maggior parte di loro ha già gli stadi adatti, ci sarebbero se non altro meno sprechi.
I tifosi di calcio sono nazionalisti romantici, non certo seri economisti, quindi la nostra proposta ha meno speranze di realizzazione perfino della vittoria inglese al mondiale. Un piccolo passo verso il risanamento sarebbe ruotare il torneo da Europa ad Africa, poi Asia fino alle Americhe. Questo fermerebbe almeno la corruzione intercontinentale. Ma molto poco di questo accadrà senza un cambio al vertice di Zurigo.
The Economist
FIFA: monta la rivolta europea contro Blatter por calciomercatocom