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    The Batman, Matt Reeves riesce nell'intento di sorprendere

    The Batman, Matt Reeves riesce nell'intento di sorprendere

    • Daniele Cifarelli
      Daniele Cifarelli
    Negli ultimi anni, il personaggio dell’iconico vigilante dei fumetti della DC Comics è stato spremuto più e più volte sul grande schermo. Quest’anno addirittura lo vedremo in più interazioni, tra Ben Affleck che darà il suo addio al personaggio e il ritorno di Michael Keaton. Ma a spiccare il volo quest’anno è indubbiamente il pipistrello di Robert Pattinson sotto la direzione di Matt Reeves. Il regista di Cloverfield riesce pienamente nell’impresa di distaccarsi completamente dalla pesante eredità lasciata dalle ultime trasposizioni, tra Nolan e in parte Snyder, offrendoci un’inedita versione del personaggio mai vista prima al cinema.

    Con The Batman, il protagonista non è un eroe, è un detective, un vigilante che fa giustizia a modo suo, attraverso rabbia e vendetta, quella stessa vendetta con cui lui stesso si apostrofa. Qui non esiste redenzione, c’è solo una realtà scomoda dentro la quale dai bassifondi non ci si rialza, il potere è nelle mani dei corrotti, e per quanto tu ne possa stanare ci sarà sempre qualcun altro a prenderne il posto. L’abilità di Reeves è stata quella di dar vita a un vero e proprio thriller, conducendoci all’interno di una Gotham sporca e piovosa, dove incombe costante la criminalità. Da subito si assiste a un personaggio giovane, le cui circostanze (l’uccisione dei genitori in tenera età) lo hanno portato a crescere e sentire troppo presto il peso del mondo sulle proprie spalle, quale addossarsi la colpa di essere uno dei pochi ricchi non corrotti, con una pesante eredità lasciata da una famiglia vittima anch’essa della corruzione, e questo disagio ci viene restituito da un Robert Pattinson che ancora una volta si conferma un grande interprete, capace attraverso un semplice sguardo di rappresentare al meglio sia l’impotenza e l’inettitudine di Bruce Wayne che l’ira repressa del suo alter ego che durante il film ha modo di manifestarsi, evolversi e maturare.

    Il merito è anche del villain, L’enigmista (interpretato da un intenso e inquietante Paul Dano), che si rivela essere quasi la versione distorta del protagonista. Anche egli è un orfano, carico di rabbia, ma a differenza della sua controparte non ha alcuna ricca eredità, ed è consapevole del fatto che la giustizia sa essere cieca o poetica, ma mai del tutto equa, ragion per cui si sente abbandonato e ricorre a omicidi e enigmi letali, seminando il panico, quello stesso panico di cui si serve il crociato incappucciato piombando violentemente contro la criminalità. Lo scontro tra queste due polarità, si rivela essere il motore che alimenta il processo di maturazione del protagonista, che lo porterà gradualmente a scorgere quell’impercettibile bagliore di speranza per ogni vita innocente salvata.

     

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