"Come presidente dell’Uefa mi sono preso un impegno solenne. Mai più. La tragedia è servita. Gli stadi sono cambiati: via le barriere, via i posti in piedi, anche se gli ultrà ne hanno nostalgia. A questi giovanotti gli parlerò io».
Non più da attore protagonista, ma da dirigente: fu vera, quella partita?
«Sì. Non ci avevano mica scommesso su. Juventus e Liverpool la presero seriamente. Boniperti ha ragione: c’erano coltelli, pistole, se non si fosse giocato sarebbe stato mille volte peggio».
Sapevate o non sapevate dei 39 morti?
«Non sapevamo. L’Heysel bolliva, ci si chiedeva tutti perché la finale non cominciasse mai».
Il rigore, l’esultanza, l’esposizione della coppa.
«Furono giorni molto difficili. “Libération” mi dedicò questo titolo: Platini ha ballato sulla pancia dei morti. Fate un po’ voi».
Nella ricostruzione e nella ripulitura, gli inglesi hanno agito prima e meglio di noi.
«Le stragi dell’Heysel e di Hillsborough li costrinsero a entrare a gamba tesa sugli hooligans. Senza, chissà come sarebbe andata».
Tessera del tifoso: favorevole o contrario?
«È un fatto italiano. Personalmente, non mi piace. L’Uefa non fa schedature. Il pubblico di Madrid, meraviglioso, era metà dell’Inter e metà del Bayern. Il calcio e il tifo che sogno».