Duttile e dinamico, Florenzi in campo può stare ovunque: terzino, interno, trequartista, ala o attaccante. Da lì può correre anche per i due, tre giocatori delle posizioni adiacenti, e quindi ancor più lo si può trovare dovunque. Dotato di senso del gol e di un evidente talento nel tiro al volo, che gli deriva da una capacità unica di coordinarsi, è stato più volte decisivo nello sbloccare le partite, spesso e volentieri entrando in corsa (Torino l’anno scorso, Verona sabato). In campo sempre con la garanzia del 100% dell’impegno, anche con il rischio di esagerare e di spendersi troppo. Si aggiunga un sincero attaccamento per la maglia che ha sempre dichiarato di sognare fin da bambino, nonché l’atteggiamento passionale e umile, in campo e nelle dichiarazioni pubbliche, che lo hanno reso in poco tempo e definitivamente idolo dei tifosi. Lo voleva Conte alla Juventus, ma ha dovuto aspettare di diventare ct per averlo. Lo volevano Arsenal e Fiorentina con i soldi in mano, e le due milanesi povere ma bramose: nessuna è riuscita a portarlo via. Florenzi è rimasto. Eppure attualmente ha un contratto in scadenza nel 2016, a 0,66 milioni, con solo Skorupski, Paredes e Sanabria a guadagnare meno. Con Sabatini c’è un accordo di rinnovo fino al 2018, per uno stipendio da fissare intorno al milione e due, riferisce Il Corriere dello Sport. Una cifra giusta per un Florenzi così? Forse no, ma sembra che non interessi poi tanto al diretto interessato. Finché resta così come lo abbiamo conosciuto, sarà quel ragazzo tifoso con la testa a sognare un posto da titolare, per vincere da protagonista con la squadra del suo cuore.